venerdì 29 aprile 2016

LUI È TORNATO - PERSONAL HITLER

Anno 2014. Il Fuhrer glaciale, conosciuto come Hitler, si risveglia. Queste sono le avventure delle nuove SS.

“Lui è Tornato” non è solo una commedia e non è neanche da intendere solamente dal punto di vista satirico, nonostante una rara vis comica. Questo film tedesco rappresenta uno spaccato della situazione attuale, mette in scena cosa accadrebbe se tutto l’odio spaventato della nostra bella Europa riprendesse le sembianze tangibili di un uomo con i baffetti squadrati.
L’opera comincia in maniera surreale e finisce allo stesso modo, ma nel mezzo si trova la realtà, un’istantanea violenta che lascia trasparire un complesso di negatività che tutti percepiscono sulla loro pelle giornalmente, ma di cui nessuno parla. Lo scrittore, autore del soggetto, Vermes è riuscito ad esprime un’opinione complessa e ultimamente accantonata riguardante il forsennato revisionismo storico che ci vede costantemente coinvolti come popolo europeo, atteggiamento ormai accettato apertamente. Attraverso la figura di Hitler, l’autore ha voluto creare un parallelo evidente tra la realtà degli anni ’30 e quella dei nostri giorni, andando a sottolineare le affinità che rendono possibile il successo del vecchio nuovo che avanza. Ciò che si trova scritto a caratteri cubitali in ogni libro di storia è che Hitler ha avuto la possibilità di fare ciò che è stato sfruttando abilmente la situazione politica ed economica della Germania dell’epoca. Allo stesso modo, il nuovo Hitler comincia a raccogliere consensi tra la popolazione divertita proprio facendo leva sulle difficoltà del popolo, proprio scendendo a patti con coloro che guardano al mondo dalla loro infima e limitata prospettiva. Promettendo singolarmente ed evitandosi scrupoli morali.


E se fosse davvero così? Se l’evoluzione che abbiamo vissuto in questo secolo fosse solo una facciata, la forma progredente di una sostanza regressiva? Nella finzione del film è questo che appare: una società arrabbiata dalla situazione che non trova vie attraverso cui comunicare quest’odio profondo verso il prossimo, il diverso e aspetta solo l’occasione per rifugiarsi nella figura del condottiero, dell’uomo retto che sovrasta le singolarità altrui per fare pulizia in un mondo sporcato dal multiculturalismo.
Se allo stesso modo descritto nel film, domani si presentasse all’opinione pubblica un uomo tutto d’un pezzo, uno stereotipato self-made man che promettesse il ritorno ad un mondo passato, chiuso, bigotto e profondamente violento, pensate che il popolino faccia tesoro della memoria storica per allontanare il personaggio sui generis o che lo accolga a braccia aperte come salvatore della patria, come baluardo di una tendenza che tutti noi nascondiamo al nostro interno? Esempi minori di questo movimento interiore, che troppo spesso sfociano in politica antiumana, sono purtroppo presenti e giornalmente ci troviamo ad affrontare le sporche bassezze di Salvini, il militarismo ostentato di Casa Pound, la xenofobia oltraggiosa dei Le Pen, l’ignoranza pericolosa di Trump; rimanendo soltanto nell’ambito occidentale. E come se non bastasse, il finale dell’opera colpisce con vigore lo sprovveduto spettatore, che fino a quel momento ha riso e scherzato con gli amici. La sequenza finale del film nel film riporta il pubblico alla realtà e dà una nuova interpretazione dell’odio comune che la parte rancorosa di noi cova in estremo segreto: le storie sulla presunta sopravvivenza del Fuhrer potrebbero essere vere, o almeno lo sono idealmente, perché quel peso dell’orrore delle gesta di Hitler continua ad esistere in ognuno di noi. Hitler vive in ognuno di noi, è parte integrante del nostro inconscio ed emerge sporadicamente a tagliare la realtà con una lama lurida del sangue di ogni innocente coinvolto nella follia omicida dei totalitarismi.
Ogni volta che crediamo alle parole isolanti di fantocci aizzatori, ogni volta che abbiamo paura degli altri, ogni volta che pensiamo che la chiusura sia la chiave per l’uscita dalla crisi che ci attanaglia la stiamo dando vinta al nostro Personal Hitler. Ogni volta che apriamo la bocca per odiare ciò che non conosciamo, ciò che crediamo di sapere basandoci sulle parole di altri, ogni volta che perdiamo l’occasione di accogliere il mondo in silenzio ci allontaniamo dal nostro personal Jesus.

Non alimentiamo il nostro Hitler con parole d’odio e facili violenze contro quest’incomprensibile realtà. Facciamo valere il valore storico del nostro passato e del nostro presente, ribelliamoci al revisionismo storico nazifascista, ribelliamoci ad una società violenta improntata sul sistema di gravità. Facciamo in modo di farci trovare pronti quando lui e lvi torneranno davvero.

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