Una famosa espressione proverbiale recita: “la realtà spesso
supera la fantasia”. Niente di più falso, la fantasia per definizione è più
straordinaria della realtà, sempre. Non che sia impossibile creare ottime storie
partendo da avvenimenti reali, bisogna però saper scegliere con cura quali
raccontare. La storia vera che ha ispirato “In the Heart of the Sea” non era
adatta ad essere un soggetto di un film e questo a mio avviso è il peccato originale
che ha reso il tutto fallimentare.
Il regista Ron Howard ha basato molti dei suoi film più
famosi su storie vere (basti pensare a Rush, Frost/Nixon, A beautiful Mind e
via dicendo) ma il problema di fondo di un film tratto da una storia vera è la
necessità di riportare gli eventi così come sono avvenuti, si può usare una
versione dei fatti romanzata ma comunque la struttura di base della storia deve
rimanere fedele alle vicende realmente accadute. “In the Heart of the Sea” è
tratto da una storia vera che a mio parere non era sufficientemente
interessante per poterci basare un film. Avrei preferito di gran lunga che
Howard avesse impostato il proprio film sul romanzo “Moby Dick”, l’opera di
Melville avrebbe offerto spunti infinitamente più interessanti da portare sullo
schermo tanto più che con la CGI dei nostri giorni è finalmente possibile
creare una balena bianca degna della sua controparte letteraria.
A proposito di CGI, Ron Howard in questo film la usa in
maniera spropositata e spudorata, dico spudorata perché non cerca in alcun modo
di nasconderla. La migliore computer grafica è quella invisibile, qui invece
dispiace dirlo ma è visibilissima. Personalmente non apprezzo molto la regia di
Howard e con questo film non mi ha fatto ricredere, tra le altre cose sono
stato infastidito non poco dai continui improbabili super close-up disseminati
per tutto il film.
Non è solo la regia, “In the Heart of the Sea” a mio parere
fa cilecca sotto molti punti di vista. Il film vorrebbe essere epico ma
fallisce, vorrebbe essere grandioso ma fallisce, vorrebbe essere tragico ma
fallisce. In realtà potrei parlavi a lungo degli elementi fallimentari di “In
the Heart of the Sea” ma sarebbe solo deprimente, invece mi piacerebbe
sorvolare misericordiosamente su questi aspetti e provare a trovare dei pro in
questo mare di contro. In primo luogo Brendan Gleeson: adoro questo attore.
Gleeson si vedrà al massimo per una ventina di minuti in tutto ma la sua
presenza è il maggior pregio di questo film. Poi mi ha impressionato la
trasformazione fisica degli attori in particolar modo quella di Chris Hemsworth . A proposito di Hemsworth, dato che è il
protagonista penso sia il caso di soffermarci sulla sua performance, in poche
parole direi che l’espressione “senza infamia e senza lode” non abbia mai
trovato esemplificazione migliore. Un altro pro del film è la realizzazione
della balena in CGI, anche se non mi ha convinto molto la scelta di non renderla del tutto
bianca come dovrebbe essere (però posso capire le motivazioni che hanno portato
a questa scelta: una balena in CGI completamente bianca sarebbe infatti
risultata troppo “finta”).
Non riesco realmente a trovare altri elementi positivi in
questo film che, intendiamoci, non è un disastro completo ma piuttosto sembra
navigare mollemente nelle acque stagnanti della mediocrità. “In the Heart of
the Sea” si propone degli obiettivi ambiziosi ma non riesce a realizzarli ed è
un vero peccato perché personalmente avevo ben altre aspettative per un film
che può vantare un setting così suggestivo. Il film manca di inventiva e di
originalità ma soprattutto è noioso, molto noioso. E questa è la colpa più
grave di cui un film possa macchiarsi.
Nessun commento:
Posta un commento