lunedì 24 settembre 2018

GLI INCREDIBILI 2 - IL MONDO PRIMA IL MONDO DOPO


2004-2018
Bissare il capolavoro a quattordici anni di distanza potrebbe sembrare impossibile, soprattutto se là fuori il mondo è cambiato, e con esso la nostra percezione della realtà. Gli incredibili 2 si concentra su tre grandi temi per affrontare il cambiamento, e lo fa a partire dall’ultima scena del film precedente. Non cambiare nulla per cambiare tutto, circa.


Nel 2004 la Marvel e la DC si spendevano a rilanciare le loro testate fumettistiche per sbucare saltuariamente al cinema e fallire miseramente quasi tutti gli appuntamenti. Era l’epoca di poche eccezioni, dei grandi X-Men di Singer e dello Spiderman di Raimi. Non eravamo coinvolti in un loop seriale e riuscivamo a stupirci più facilmente. In generale la nostra percezione del (super)eroismo era differente e Gli Incredbili, il primo capitolo diretto dallo stesso Brad Bird, prendeva di mira un immaginario collettivo differente. Poi è stata l'abbondanza, poi il caos. E recuperare questo franchise a quasi quindici anni di distanza ha imposto alla Pixar anche una nuova ricerca per ritrovare il cuore della questione. Allora la storia dei vecchi supereroi che tornano per ottenere un riconoscimento nella società è anche la storia di una serializzazione che non esiste più, di uno spirito per le storie che hanno un compimento, per la spettacolarizzazione di una normale famiglia di supereroi, senza proclami. Con Elastic Girl che cerca subitamente di sviare le attenzioni dei riflettori. Gli Incredibili 2 è anche la rivincita di un immaginario supereroistico che ha ceduto il passo alle serie tv cinematografiche prive di guizzi particolari, prive di affezione umana. È lo scontro tra i protagonisti del primo film e una nuova generazione di eroi che - nel tentativo di emulare le gesta dei suoi predecessori - ha finito per perdere di vista il senso di un genere cinematografico e la meraviglia che esso portava con sé.


È esplicativo il discorso dell’Ipnotizzaschermi, quando Elastic Girl riesce finalmente a tracciarne il segnale:

Screenslaver interrupts this program for an important announcement. Don't bother watching the rest. Elastigirl doesn't save the day; she only postpones her defeat. And while she postpones her defeat, you eat chips and watch her invert problems that you are too lazy to deal with. Superheroes are part of a brainless desire to replace true experience with simulation. You don't talk, you watch talk shows. You don't play games, you watch game shows. Travel, relationships, risk; every meaningful experience must be packaged and delivered to you to watch at a distance so that you can remain ever-sheltered, ever-passive, ever-ravenous consumers who can't free themselves to rise from their couches to break a sweat, never anticipate new life. You want superheroes to protect you, and make yourselves ever more powerless in the process. Well, you tell yourselves you're being "looked after". That you're inches from being served and your rights are being upheld. So that the system can keep stealing from you, smiling at you all the while. Go ahead, send your supers to stop me. Grab your snacks, watch your screens, and see what happens. You are no longer in control. I am.

Il bersaglio del film siamo noi spettatori, che abbiamo preferito restare a guardare l’eroismo degli altri. Monologo da brividi che trascende il target dell'opera, o almeno quello che dovrebbe essere.



Lo stesso Ipnotizzaschermi non è una scelta casuale per il senso che gli autori hanno voluto dare al ritorno della famiglia Parr. In quattordici anni è cambiato il rapporto dell’uomo con la tecnologia: oggi siamo dipendenti dallo schermo, la velleità che ci alleggerisce dal peso. Ci perdiamo nella vacuità di tutto ciò che è retroilluminato. Sentiamo una necessità viscerale verso un mondo tecnologico che esiste solo finché non ci accorgiamo di tutto ciò che non può sopravvivere tra righe di codice binario.
La rivincita di Elastic Girl è anche contro un mondo tecnologico che ha visto rispetto alle premesse di quattordici anni fa e ha invaso la nostra vita al punto da monopolizzarla, al punto che, se un supercattivo puntasse sull’ipnosi di massa attraverso gli schermi della nostra vita, avrebbe vita facile e nel giro di poche ore piegherebbe l’intera umanità. Se essa non sia già piegata.



Torna preponderante il tema familiare, stavolta sviluppato soprattutto attorno alla figura di Bob - alias Mr Incredibile. Oltre le tragicomiche difficoltà di adattamento dell'ex capofamiglia ad una vita quotidiana, anche da questo punto di vista la ricostruzione rispetto alla situazione odierna è evidente: dopo aver raggiunto una certa considerazione da parte dei genitori nel primo film, i due figli sono chiamati ad un vero e proprio scontro con essi in modo da superare l’autorità e contemporaneamente salvare il nucleo familiare dalla deflagrazione. Tutte queste responsabilità ricadono sulle spalle esili di Violetta e Flash. Metaforicamente, la tematica familiare si rifà ad un momento storico in cui i figli sono chiamati al doppio compito di salvare i propri genitori e contemporaneamente costruirsi una vita autonoma, sia da un punto di vista economico che emotivo. Ora dipende dai figli. E l’esito è certamente positivo, speranzoso, in linea con i dettami Disney-Pixar. Uno sviluppo concettuale di certo meno approfondito e interessante rispetto a quanto fatto con Inside Out, ma comunque valido, soprattutto alla luce delle vicende del primo capitolo.



Gli Incredibili 2 non si limita, ma si rielabora e si reinventa per fare del tempo tiranno un’occasione invece che una debolezza. In tutto ciò mancano l’effetto sorpresa che aveva saputo produrre il primo film, qualche guizzo degno dello studio d’animazione e una narrazione originale in grado stupire lo spettatore osando oltre i normali standard del mercato. Ma lo sviluppo dei temi illustrati, unito ad un’animazione a tratti mozzafiato, rende Gli Incredibili 2 l’ennesima prova di maturità della Pixar. Un’opera ricca di dettagli, stratificata, ambiziosa, superiore. Uno sguardo al mondo prima, al mondo dopo.

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