domenica 23 aprile 2017

MAGALLI, I CALABRESI E IL VALORE DELL’INDIGNAZIONE

Giancarlo Magalli, Presidente eletto della Repubblica, Filottete, Re Louie, Luigi dei Pills e a tempo perso autore televisivo. Balzato recentemente agli onori della cronaca per gli epiteti con cui si è rivolto alla collega Adriana Volpe, rea di aver rivelato l’età del conduttore de “I Fatti Vostri”. Attenta Adriana, mai rivelare l’età di un satiro addestratore di eroi!

O Presidente, mio Presidente!

Manco a dirlo, l’incidente diplomatico dell’uomo solo al comando ha generato un'immancabile indignazione pubblica, che ha portato il grande match a colonizzare anche le reti Mediaset.
Pochi mesi fa lo stesso Magalli era stato coinvolto in un episodio simile: nella medesima cornice del programma di Rai 1, durante un gioco a premi in cui gli spettatori, per vincere, avrebbero dovuto solamente alzare la cornetta di casa, in risposta ad un potenziale concorrente assente, proveniente dalla provincia di Reggio Calabria, Magalli disse testualmente: “Ci abbiamo provato anche oggi. Se poi voi andate in giro a scippare le vecchie non è colpa nostra”.


Delirio, putiferio e indignazione. Magalli rimbalzato dalle maggiori testate giornalistiche online, “Magalli contro i Calabresi”, lo scontro del secolo. Lo stesso Pino Aprile, autore di testi di denuncia contro le differenze storiche di trattamento tra Nord e Sud, fu chiamato ad un intervento sull’argomento. Andato in onda su Telenorba, il giornalista pugliese, data per assodata la malafede di Magalli, spostò la lente d’ingrandimento sulle discriminazioni territoriali, sulla sua campagna di promozione di “Terroni” e su Calderoli. La polemica non accennava a placarsi e Magalli si vide anche obbligato a mostrarsi in video per spiegare le sue ragioni e cercare di arginare l’indignazione dei "permalosi" Calabresi.


Tutto questo un teatrino costruito sul nulla, sulla parola giocosa di un conduttore storico della televisione italiana, intento ad ironizzare in maniera molto divertente sulla singola esperienza del signore che non aveva alzato la cornetta in tempo. Battuta di spirito eventualmente allargabile alla cerchia di coloro che negli anni non hanno risposto al gioco di Rai 1, non alla regione d’appartenenza del singolo concorrente. Siparietto divertente, Magalli incontestabile, polemica spenta sul nascere. Eppure decine e decine di commenti profondamente toccati nell’orgoglio dalle parole del conduttore dicono il contrario. Dicono che nel 2017, nella vita virtuale che animiamo ogni giorno su internet ogni momento è buono per indignarsi ed esprimere il proprio dissenso verso questo o quell’evento specifico.
Ecco a voi una carrellata dei migliori - e relativamente meno spinti - commenti che potreste trovare sotto i video di Magalli:


Pollentoni

Buuu

Il tridente d'acciaio


In cosa consiste questo sentimento d’indignazione che ci pervade e ci orienta nelle scelte sociali? Che peso possiamo dare allo sdegno espresso su internet? L’evoluzione tecnologica e sociale ci ha portati ad un bombardamento di notizie senza eguali e la conseguente possibilità di prendere a cuore specifiche campagne attraverso i social. Spesso però queste rivolte da tastiera sono l’espressione di un attimo in cui abbiamo sentito vicino un avvenimento . Non è indignazione, è il trasporto del momento, favorito dall’immediatezza della multimedialità della rete. Resta però la tendenza a definirsi anche attraverso le proteste contro ignoti che popolano la vita irreale, e non possiamo tralasciare senza conseguenze un fenomeno di questa portata, ma va assegnato un valore alla parola espressa sbadatamente in questa modalità spersonalizzante. Ogni giorno le notizie che vengono diffuse dai media, costruite appositamente per generare uno strascico di protesta, sono sì molte, ma di numero finito, allora potremmo valutare il peso di un’indignazione sulla base di quali eventi un individuo sceglie di sentire propri.

Dimmi per cosa ti indigni e ti dirò chi sei.

Si sta diffondendo a macchia d’olio questa modalità di definizione dell’essere che lo relega a stomaco del mondo: parlante, innocente, immobile, perfetto. Ma la verità della realtà sta dietro ciò che ci viene proposto giornalmente, dietro l’evento di cronaca, la rapina, la legittima difesa, Magalli e Adriana Volpe. Sta nei fenomeni visti da lontano, nella loro progettualità e devastante pienezza. I quali fenomeni si traducono in un sottobosco di notizie ben più profonde, più shockanti, più oscure. Ampliando in questo modo lo spettro degli eventi appare evidente che un’analisi della scelta nello scarto delle notizie del mondo non basta per definire la portata dell’indignazione di cui tanto amiamo servirci. È probabilmente più significativo ciò che resta sullo sfondo in un mondo di storie silenziose di cui nessuno sussurra. Potremmo provare a valutare le persone per ciò per cui non s’indignano o non lo fanno abbastanza

Dimmi per cosa chiudi gli occhi e ti dirò chi sei.

In questo modo tutto l’apparato delle indignazioni e delle proteste inutili avrebbe un peso più definito, misurabile.

Stando ai dati del 2016, 1/9 della popolazione mondiale vive in condizioni di fame

Ti indigni per Magalli e sputi sui profughi a Lampedusa?
Oppure tieni alla salvaguardia del mondo, ti opponi alle manovre di Trump e tralasci gli agnelli di Cruciani?
Non riesci a tollerare il totalitarismo turco e ritieni superfluo discutere di Selvaggia Lucarelli.
Oppure ti indigni per la sudditanza psicologica a favore della Juve ma ignori completamente la situazione siriana?

Ah

In questo modo spiccherebbero per contrasto le mancanze, gli eventi che non si trascinano dietro una polemica infinita. E i nostri giudizi sarebbero più rilevanti alla luce di un quadro generale completo o tendente ad una visione d’insieme. A fare da contraltare ad un sentimento d’indignazione che ha, allo stato attuale delle cose, la stessa valenza del ricordo che lascia nell’indignato a distanza di anni, c’è però l’agire, che in una scala di valori condivisi spicca al di sopra del pensiero e dell’espressione impersonale. Che l’indignazione sia il motore, non la tomba di ogni slancio d’azione.

Non è tanto chi sei quanto quello che fai che ti qualifica.

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