venerdì 22 luglio 2016

STRANGER THINGS - COMMENTO EPISODI 5 E 6

Stranger Things rallenta, comincia a prendere delle pause e diluisce i colpi di scena. Esempi di questo lieve cambio di rotta sono la chiamata di Hopper nel quinto episodio e la reazione di Mike contro il letto improvvisato di El nel sesto. Un leggero cambio di rotta che dà il tempo allo spettatore di assimilare gli eventi delle due puntate in questione e anche quelli rimasti in sospeso; risulta più semplice infatti interrogarsi riguardo la natura e le cause degli eventi paranormali che vengono mostrati sullo schermo. In questo modo sorgono dei dubbi propriamente logici rispetto agli eventi che hanno portato alla situazione corrente, e a questi dubbi la serie risponde con l’ormai usuale espediente del flashback in seguito ad un particolare che richiama un momento passato. Una tecnica che non spicca per originalità e probabilmente non rientra perfettamente nei canoni del tempo prefissati dalla narrazione contemporanea, ma indubbiamente corrobora la struttura della trama complessiva, andando ad espandere indietro nel tempo le fondamenta delle azioni presenti.
Questi due episodi vedono il trio di amici girare senza una precisa meta, Nancy e Jonathan sperimentare il paranormale e Hopper e Joyce proseguire la loro indagine sull’organizzazione statale retta dal dottor Brenner. I primi due casi dimostrano come in realtà le strade percorse dai vari gruppi di personaggi stiano confluendo verso un’unica direzione che prende il nome di multidimensionalità. Confermando le nostre supposizione sollevate nel precedente commento, dobbiamo in qualche modo chiarire a questione terminologica. Appare a questo punto errato continuare a riferirsi agli abitanti dell’Upside down come “alieni”. Si tratta infatti di piani paralleli, l’intracorda o l’altra faccia della corda del professore di scienze. Esseri in parte umanoidi, violenti e predatori che dominano il negativo del nostro mondo, un regno in tutto e per tutto simile, contraddistinto da una tonalità bluastra e da residui organici nell’aria. Come intuito nel quinto episodio e confermato nel sesto, El è stata, attraverso il suo potenziale telecinetico, la causa dell’apertura del portale principale che ha permesso alle due dimensioni di entrare in contatto. La bambina scomparsa, ormai ricondotta ad un presunto rapimento avvenuto dodici anni prima, sarebbe dunque la matita che ha avvicinato i fogli spaziotemporali e li ha forati, creando un collegamento diretto.


Resta però in piedi una questione fondamentale riguardo il funzionamento di queste porte dimensionali, in particolar modo legata al rapimento di Will. Nella prima puntata vediamo infatti un cambio drastico nell’atmosfera di casa Byers e non sembra esserci nessuno in casa, all’infuori del cane. La colorazione blu che domina le scene lascerebbe pensare che il ragazzino si trovi già nell’Upside down al momento del rapimento, ma, seguendo la regia dei fratelli Duffer, non siamo stato spettatori di un passaggio in una porta. Le cose si complicano ulteriormente se consideriamo il rapporto tra i cosiddetti “mostri” e le porte: la loro capacità di comparire a piacimento sembra andare contro la teoria pseudoscientifica del professore secondo cui per aprire un varco spaziotemporale c’è bisogno di un’ingente quantità di energia. A questo punto vorrei focalizzarmi sulla fisionomia di queste porte o portali, che sembrano godere di vita propria. Sono esseri organici che possono aprirsi e chiudersi a piacimento, e la loro esteriorità sembra propendere più per una vicinanza al mondo mostruoso. Come se queste porte stessero al volere dei mostri che abitano l’Upside down. Certo però che, come evidenziato nel sesto episodio, la loro capacità presenta dei limiti legati alla zona d’azione, finora confinata al bosco adiacente la casa dei Byers. Cosa si cela dietro questa limitazione palese? Forse la presenza della piccola El garantisce alle porte l’energia necessaria per aprirsi a piacimento, ma nel primo episodio, seguendo l’ordine cronologico, prima Will è stato rapito nella rimessa degli attrezzi, e poi El ha fatto la sua comparsa nella tavola calda, braccata dalla squadra di finti assistenti sociali ed elettricisti della zona. Potrebbe essere la presenza della porta “madre”, la prima ad essere stata aperta dal potere della bambina, ma ancora non mi è chiara la geografia del posto e la collocazione del laboratorio sotterraneo rispetto al bosco.


Dagli eventi narrati in questi due episodi appare relativamente chiaro il rapporto iniziale tra Brenner e i bambini dell’esperimento, gruppo di prescelti di cui El è solo l’undicesima, come indica il nome. Quello che risulta meno chiaro è lo scopo del gruppo di ricerca: certamente inizialmente il loro obiettivo era quello di sfruttare una serie di capacità sovraumane per rintracciare e tenere d’occhio specifiche personalità, ma, una volta assodato l’incontro spiacevole occorso alla ragazzina, perché continuare a tentare di stabilire un contatto con gli esseri senza volto? C’è soltanto l’amore per la scoperta a spingere l’equipe di Brenner o quest’altra dimensione negativa potrebbe conservare in sé un’energia superiore legata alla materia oscura e all’energia oscura appunto? Se ciò che non vediamo avesse un potenziale esponenzialmente maggiore rispetto a ciò che vediamo, credete che lo spietato Modine non tenti di appropriarsi di questa risorsa? Una risorsa energetiche che in qualche modo altera il normale funzionamento della corrente elettrica nel nostro mondo. Questo spiegherebbe le spedizioni suicida nell’altra dimensione attraverso il portale principale, la necessità di nascondere le prove della scomparsa di Will e la volontà di non chiudere il portale per tornare ad una situazione precedente. In questo modo i due schieramenti, quello dei ragazzi e dello sceriffo e quello del governo sarebbero opposti su tutta la linea. Uno scontro aperto che lascia molti dubbi sulle pieghe che il finale potrebbe prendere.


Piccola postilla sulle questioni amorose: in generale l’intera serie non sembra spiccare per originalità, ma per una commistione originale di costruzioni ampiamente sfruttate. In questo complesso non poteva certo mancare la componente amorosa, che  stata presente fin dall’inizio con la relazione sempliciotta tra il bullo Steve e l’innocente Nancy. In queste ultime puntate invece, come introdotto da alcuni segnali e piccoli sguardi, gli sceneggiatori sembrano aver dato spazio alla coppia Nancy-Jonathan. A dire il vero questa unione sembra, a dispetto del resto della costruzione “di contorno” davvero eccessivamente stereotipata, sia nei tempi che nelle modalità di sviluppo: lo scopo comune, i pareri cangianti, la litigata con un filo di passione  di verità, la rivalità con l’ex. Tutti elementi purtroppo eccessivamente inflazionati che, aggiunti alla trama in questa forma, non riescono ad emergere e anzi sanno di già visto, come se alcune scene fossero davvero prese da una serie tv anni ’80. Il vero twist sarebbe se quest’annunciata storia d’amore non finisse come da copione. Ancora una sorpresa prima della fine?

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