domenica 24 gennaio 2016

RECENSIONI DELLA SETTIMANA 18 - 24 GENNAIO


FILM: La Grande Scommessa (2015)
La Grande Scommessa in ogni senso. Questo film si pone infatti come un’inusuale pellicola su un tema inusuale, girata in maniera decisamente inusuale. Ciò si potrebbe tradurre come la genesi di un prodotto qualitativamente interessante ma lontano anni luce dal gusto comune, e invece, a quanto parrebbe, l’ultima produzione di Brad Pitt (presente anche come attore) ha fatto breccia nel cuore dei più puntigliosi Americani. Questo successo potrebbe essere legato al soggetto molto patriottico del film, ma credo anche lo stile, la qualità e le scelte narrative abbiano influenzato non poco il responso dell’opinione pubblica. The Big Short è quindi ciò che mi aspettavo di vedere? Non esattamente. Il film mostra fin da subito degli evidenti punti a sfavore che rischiano di ammorbare lo spettatore meno aperto a opere incentrate principalmente su meccaniche finanziarie. I tecnicismi infatti portano la pellicola ad un livello di specificità difficilmente raggiungibile se non in un frangente specifico di nicchia. Immagino che gli studiosi e gli appassionati della materia abbiano trovato panifici alle sei di mattina. Altro punto a sfavore è la complessità, voluta ma eccessiva, dell’intreccio tra i vari personaggi. Intreccio che spesso compie anche dei salti temporali decisamente non decodificabili se non attraverso le didascalie.
D’altra parte però il film propone un tono generale completamente distaccato e freddo riguardo argomenti molto vicini alla sensibilità del popolo americano. Questa scelta rappresenta forse il più grande punto a favore dell’intero prodotto, conferendo quell’aura di unicità e novità che spesso viene a mancare quando si trattano (o, in questo caso, sfiorano) temi così nazionalpopolari. Ottima anche la scelta di virare verso il personale nel finale e fantastico il discorso conclusivo molto irriverente e accusatorio del personaggio di Ryan Gosling. Ottime prove attoriali e scelte registiche alquanto bizzarre, come la rottura della quarta parete, aumentano l’interresse verso un film quantomeno “diverso”. VOTO: 8



FILM: L’Amore Non Va in Vacanza (2006)
Il film che lasciai fuori da “I Miei Film Di Natale” ormai quasi un mese fa. Lo esclusi al momento della lista dei migliori cinque titolo perché in questo film, a differenza di Love Actually, il Natale non c’è e non si vede. È poco più di un sfondo statico, il perché di un incipit che va sviluppando una storia d’amore incrociato separata e distaccata dalla festività specifica. Ma questo non lo esclude dalle Recensioni della Settimana. Indubbiamente ci troviamo di fronte ad un film usa e getta che lascerà poco o nulla nelle menti degli spettatori. La forza trainante è rappresentata dai quattro protagonisti: quattro affermati attori che sembrano perfettamente calati nella parte. Sembra quasi che i loro ruoli siano stati scritti sulla base delle loro stesse persone. Jack Black in particolare convince e sembra essere davvero a suo agio nella parte.
Il problema fondamentale è però la gestione delle tempistiche che fa sembrare il film troppo lontano dalla realtà rispetto a quanto avrebbe voluto. A tratti ci sembra che siano passati mesi, a tratti minuti, ma non ci si raccapezza mai come si dovrebbe e il risultato è una matassa confusa che avrebbe richiesto almeno un’altra mezz’ora per essere sbrogliata. Altra appunto da fare è quello relativo al vecchio Eli Wallach, protagonista di una storia che da sola avrebbe potuto sorreggere una sceneggiatura intera molto più accattivante e coinvolgente di quella de “L’Amore Non Va in Vacanza”, ma tant’è. VOTO: 6


FILM: Il Nome del Figlio (2014)

E qui la gente ci casca. “Il Nome del Figlio”, come molti pensano erroneamente, non è un remake del film francese “Cena tra Amici”, ma una trasposizione nostrana dell’omonima pièce teatrale. Chi di voi si stupirebbe della sensazione di Deja Vù che lascia la visione di un “Natale in Casa Cupiello” realizzato da una compagnia amatoriale? Detto ciò, il film nostrano è stata senza dubbio una delle sorprese più interessanti di questi ultimi mesi. Una commistione di dialoghi tesi e propriamente teatrali, ottime prove di recitazione e quel pizzico di nostalgia che non guasta mai. Archibugi riesce inoltre ad inserire una componente storiografica molto velata ed un’altra politica accesa ben più spiccata e riconoscibile. Peccato per qualche scena ambientata nel passato leggermente sottotono rispetto alle sequenze realizzate nella casa di Lo Cascio e della Golino, forse perché non riprese direttamente dall’opera teatrale. E quindi quale sarà il nome del figlio, perché tutto questo scalpore e cosa si nasconde dietro le ombre del passato dei protagonisti? A voi le risposte. Intanto io riguardo e mi perdo in questa meravigliosa sequenza sulle note di quel ragazzino di Bologna che profetizzava le vite in Piazza Grande: Telefonami travent’anni. VOTO: 8

Nessun commento: