venerdì 22 gennaio 2016

FIVE BY FIVE #8

L’aspetto peggiore della fine di qualcosa, di una storia, di una vita, è la consapevolezza che non si saprà mai cosa sarebbe potuto accadere dopo. Questa è stata la prima cosa che ho pensato lo scorso 11 Gennaio quando ho appreso la notizia della morte di Bowie. Per quanto mi riguarda la musica ha sempre avuto il gusto della scoperta e del nuovo e perdere un’artista come Bowie equivale a cancellare per sempre un intero arcipelago – se non un continente – dalle mappe sonore di questo e di altri mondi. Non mi dilungherò oltre su questo perché è già stato scritto e detto tanto da gente più capace di me e lascio la parola alla musica che è più capace di tutti noi. Buon ascolto!



Five Minutes –Her
Bella scoperta di inizio anno, gli Her sono un duo, sono francesi e hanno appena debuttato con l’EP Tape #1. Non sono particolarmente originali nello stile ma conoscono i loro ingredienti migliori e li usano al meglio.  Una bella manciata di The xx, un pizzico di Future Islands, qualche schiocco di dita qua e là, una produzione più che discreta ad amalgamare il tutto. Al di là dell’aspetto prettamente sonoro, peraltro molto godibile, Tape #1 e in realtà gli stessi Her sono interessanti in quanto rappresentano un omaggio al genere femminile; non un album femminista – non lo è e a mio parere non vuole esserlo – piuttosto una vera e propria celebrazione, una dimostrazione di rispetto religioso, quasi morboso.



U-235 – Mogwai

Ok, ok, non c’è dubbio che gli alfieri del post-rock scozzese siano ormai lontani dai fasti di inizio millennio (o forse è il post-rock stesso ad aver concluso da tempo la sua corsa?), ma a me i Mogwai continuano a piacere. Rave Tapes era pieno di buoni spunti e mostrava un’evoluzione interessante del genere, quindi non ho potuto che apprezzare l’annuncio del loro nuovo album, Atomic – in realtà rielaborazione della colonna sonora di un documentario sull’era atomica – e il loro nuovo singolo U-235, pezzo decisamente elettronico e decisamente suggestivo.



Welcome to New York – Father JohnMisty/Ryan Adams/Taylor Swift/Lou Reed(?)
Joshua Tillman è un genio, e ora vi spiego anche perchè: vi ricordate 1989 di Taylor Swift? Bene, vi ricorderete allora del cover album di Ryan Adams, con esattamente le stesse canzoni nello stesso ordine ma “rifatte”. Ecco, il nostro buon Tillman – meglio noto come Father John Misty – ha fatto una cover della cover del singolo Welcome to New York della Swift. Nello stile dei Velvet Underground. Un genio, come dicevo.
Tutto ciò risale ad ottobre, ovvero quando la canzone di cui parlo è stata pubblicata. Ve ne parlo solo adesso perché poche ore dopo la pubblicazione la canzone è sparita dal profilo SoundCloud di Tillman e non avrebbe avuto senso parlarvi di una canzone “fantasma”. Il motivo per cui è sparita? Glielo ha chiesto Lou Reed al culmine di un delirante sogno (che trovate descritto qui). Qualche giorno fa però – sorpresa, sorpresa –  la canzone è ricomparsa, quindi eccola qui, tutta per voi. Fate in fretta, prima che se ne accorga Lou.




Come Down –Anderson .Paak


Mi sono avvicinato seriamente al mondo Rap/Hip-hop solo in tempi recenti, spinto da Il Rap spiegato ai bianchi di D.F. Wallace (minimum fax, ) – che consiglio vivamente – e devo ammettere che pian piano sta iniziando ad affascinarmi come ambiente. Alcune cose mi sfuggono ancora, ad esempio non mi è ancora del tutto chiaro cosa renda To Pimp a Butterfly di Kendrik Lamar un album tanto eccezionale da essere considerato un capolavoro da quasi chiunque (io nella mia ignoranza mi fido e continuo ad ascoltarmelo). Non mi è sfuggito però – e ne vado abbastanza fiero – come Anderson .Paak nel suo ultimo album Malibu peschi a piene mani dall’opera di Lamar e il risultato è sicuramente degno di nota.



Tardis Cymbals –Cavern of Anti-matter
I Cavern of Anti-matter sono la band di Tim Gane (Stereolab) insieme ad altri musicisti berlinesi. La loro elettronica è, senza grandi sorprese, influenzata dal krautrock, quello dei Neu! in particolare. Il loro LP (ma si dice ancora LP?) di debutto si chiama Void Beats/Invocation Trex e vede la partecipazione di Bradford Cox dei Deerhunter. Già queste dovrebbero bastare come ragioni per tenere d’occhio questa band dal nome – e dalla musica – così evocativo, ma se proprio non siete convinti ascoltate il singolo Tardis Cymbals e convincetevi.
    

Marsha Bronson

Nessun commento: