martedì 30 maggio 2017

TWIN PEAKS 3 - EPISODI 3 & 4

Dopo una premier esaltante, Lynch sceglie di rallentare il corso degli eventi per focalizzarsi principalmente su un filone narrativo, quello che vede l’agente Cooper in giacca e cravatta tornare indietro al tempo reale per recuperare la sua identità. Nello spazio lasciato dalla singola trama si inserisce finalmente l’ironia caratteristica delle prime due stagioni, con i suoi toni sopra le righe, talvolta nonsense, talvolta kitsch.


Il terzo episodio si apre con un’appendice del viaggio onirico di Coop verso il mondo reale. Se nella puntata precedente avevamo visto l’agente dell’FBI materializzarsi per pochi frangenti all’interno della misteriosa scatola di vetro, qui possiamo seguire il suo effettivo ritorno nel mondo reale, la personificazione dello spirito. Questo momento cardine è anticipato da una sequenza che spinge molto sull’astrattismo surrealista del visionario regista: Cooper si ritrova in un luogo al limite del sogno e segue le indicazioni dei personaggi che incontra per entrare all’interno di un macchinario e tornare - senza scarpe - al mondo reale. Il protagonisti incrocia tre personaggi all’interno di questo spazio astratto: la donna cieca, il volto del maggiore Briggs e la donna sul divano. Per tutti e tre mancano probabilmente i mezzi per riuscire a raccapezzarsi nell’analisi degli eventi, ma il volto fluttuante del maggiore richiama un elemento ricorrente della serie: la rosa blu. Rosa blu che rimanda lo spettatore direttamene al film prequel del ’92 “Fuoco cammina con me” (FWWM). Nella pellicola in questione, l’elemento della rosa blu veniva solamente menzionato per muovere l’agente speciale Desmond a tornare sui suoi passi. Il significato specifico della rosa blu è ancora avvolto da un denso strato di mistero, ma appare palese rientri nel codice utilizzato dall’FBI. Immagino quindi che personaggi storici dell’associazione come Gordon e Albert possano svelare il mistero non appena si presenti l’occasione. 


Tornando alla comprensione degli avvenimenti nello spazio astratto, due dettagli hanno colpito la mia attenzione:  i rumori che anticipano la comparsa del “padrone” dell’area e l’orologio che segna le 2:53. I rumori sono palesemente quelli della scatola di vetro che si rimpicciolisce e si ingrandisce con un sistema meccanico. Non è chiaro quale collegamento ci sia tra la scatola a New York e il piano metafisico della donna cieca. Non è chiaro se l’essere apparso dopo Cooper nella scatola possa essere lo stesso di cui la donna sul divano teme l’arrivo. Questa versione proverebbe la teoria secondo cui quell’essere sia stato inviato da qualcuno al fine di fermare il ritorno di Cooper ne mondo reale. L’orologio invece ci indirizza verso una conclusione certa: il piano metafisico mostrato nei primi minuti del terzo episodio è la loggia nera per gli abitanti che parlano al contrario, ma non è la loggia nera per il tempo che scorre come sulla Terra. Si tratta a mia parere di un piano intermedio, adibito propriamente al ritorno della anime nel mondo reale attraverso l’apposito macchinario.


Attraverso il macchinario della personificazione, Coop si sarebbe dovuto riappropriare del suo corpo, quello posseduto da Bob per venticinque anni. In realtà le cose non vanno come previsto e l’anima di Coop finisce nel corpo di un terzo doppelganger, Dougie Jones, in Nevada, mentre l’anima di questo nuovo personaggio fa ritorno nella loggia nera per sgonfiarsi come un palloncino e rivelare la sua vera identità di essere farlocco, creato per uno scopo preciso. Questa pratica all’apparenza mistica coinvolge una sfera d’oro e soprattutto l’anello della loggia, che fa il suo ritorno sulla scena dopo essere brevemente apparso nel film FWWM. Il suo funzionamento, rispetto a quanto potevamo attenderci, sembra essere variato: se il pubblico aveva ricostruito le vicende dell’intricato film equiparando l’anello ad una sorta di talismano contro le possessioni demoniache, qui la situazione si complica. L’anello potrebbe essere allo stesso tempo lo strumento utilizzato per la creazione di un terzo doppelganger  o l’elemento attraverso cui è stato possibile deviare il ritorno dell’anima di Coop. In entrambi i casi le possibilità dell’oggetto si allargano a dismisura rispetto alle premesse. Io propendo più per la seconda ipotesi, la quale potrebbe in qualche modo spiegare la reazione di Mr C. al ritorno di Cooper. Lo scambio di corpi del terzo episodio riporta sullo schermo anche la garmonbozia, elemento inventato da Lynch per spiegare il comportamento degli enti della loggia e introdotto per la prima volta in FWWM.


Dopo il ritorno nel mondo reale, il personaggio di Cooper, sostituitosi a Dougie Jones, soffre il tempo passato fuori dal tempo e risente della durata della sua assenza. Pur rimanendo in contatto con Mike, Coop non riesce a collegare il momento presente con periodo passato nella loggia e finisce per aggirarsi come un automa per le vie del Nevada, non riuscendo ad interpretare i segnali della loggia nera e risultando estremamente ilare, anche se il finale con la storica tazza di caffè lasica intendere un rinsavimento. Dal momento della personificazione in poi la trama si focalizza soprattutto sul girovagare di Cooper, con una breve parentesi a Twin Peaks per mostrare vecchi (Bobby) e nuovi personaggi (il nuovo sceriffo, Waldo). Pochi indizi realmente necessari e una dose di fan service che non guasta.


È con l’opera dell’FBI che la trama torna a galoppare verso uno sviluppo sempre più frastagliato che coinvolge anche Philip Jeffries, personaggio comparso nel film FWWM e interpretato dal compianto David Bowie. Gordon e Albert, accompagnati dall’avvenente agente Tamara, si dirigono in South Dakota dopo aver ricevuto la notizia del ritrovamento di Dale Cooper, ma l’incontro tra gli agenti e l’uomo posseduto da Bob lascia emergere tutte le perplessità dei federali, amplificate dall’incidente riguardante Philip. Se da una parte la narrazione sembra muoversi in maniera lineare, andando a ricostruire frammanti di questi venticinque anni passati senza Dale Cooper, il personaggio di Philip Jeffries continua a destare curiosità per le sue sparizioni e per il legame che sembra avere con la loggia. Il questo episodio di conclude quindi con Albert e Gordon intenzionati a ripartire per Twin Peaks per avere un colloquio con una donna misteriosa. Che sia la signora ceppo o potrebbe essere la donna vestita di rosso del film? Potrebbe trattarsi di un altro personaggio femminile storico della saga?



In questo doppio episodio Lynch torna ad un’impostazione più classica della serie senza però tralasciare le tonalità cupe e la maturità dell’operato del regista. Lynch è quello del ’91, ma allo stesso tempo ha evolutola sua estetica trascendentale verso lidi superiori.
Il merito di Twin Peaks 3 è continuare a stuzzicare la mente dello spettatore con rimandi precisi e scelte apparentemente fuori dalle logiche possibili. Per condurlo in una trama senza spiegazioni facili, per rendere tangibile un’esperienza metafisica. Il tutto coinvolge e porta lo spettatore a chiederne sempre di più. un episodio richiama subito quello successivo e più aumenta la complessità, più aumenta la gratificazione della comprensione personale. Interpretazione.

Alla prossima settimana. Hellooooooo!

Nessun commento: