Romolo + Giuly è in grado di abbracciare diverse forme di
comicità - dalla più bassa alla satira, passando per la nuova comicità del web
- e di fonderle in un contesto tutto italiano. Si va dal recupero di personaggi
storici della cultura pop, come Mastrota o Umberto Smaila, fino al boss
camorrista interpretato da Fortunato Cerlino che ironizza sul personaggio da
lui stesso impersonato in Gomorra - la serie rifacendosi alla celebre parodia dei The
Jackal. Si toccano anche vette notevoli di nonsnese; per fare un esempio:
Mastrota sta tramando contro la centralità di Roma nella società italiana e
invita Don Alfonso a recarsi a Milano per organizzare un colpo di stato. Il boss
mafioso lo raggiunge durante le riprese di una televendita di materassi e si
scopre che il luogo in cui si riunisce la setta segreta di Mastrota si trova
sotto gli studi di registrazione e vi si può accedere solo sollevando un
materasso e scendendo la scalinata nascosta sotto di esso.
Don Alfonso |
Romolo + Giuly è sì una storia d’amore, come suggerisce il titolo citazionistico, e una metafora
satirica dell’attuale eterno scontro tra nord e sud, ma è anche e soprattutto
un grande contenitore per le idee comiche più disparate che gli autori hanno
saputo trovare. Sono le idee comiche la vera fonte di sostentamento della
serie, il motivo che spinge lo spettatore ad attendere con trepidazione l’episodio
successivo. In questo calderone multiforme, insieme a citazioni più o meno
velate e una grande attenzione ai dettagli, è presente anche una dose massiccia
di comicità gretta, spesso tendente al trash gratuito, soprattutto quando si
tratta dello scontro tra Roma nord e Roma sud. Se state quindi cercando
qualcosa di raffinato e intellettualmente elevato, potreste avere da ridire su
Romolo + Giuly; se invece siete aperti a confrontarvi anche con una forma di
comicità che potrebbe non appartenervi, ma siete incuriositi dalle idee che
stanno dietro una serie così istrionica, allora Romolo + Giuly potrebbe essere
manna dal cielo per voi.
Dal punto di vita satirico invece la serie, dopo un
pilota velatamente impegnato e alcuni richiami in corso d’opera, arriva solo
nel finale ad affrontare la questione meridionale, l’avanzata dei partiti
populisti e la contraddizione di fondo che spinge gli italiani a nascondersi
dietro un dito per non affrontare le falle di un sistema notoriamente bacato. Anche
in questo frangente Romolo + Giuly coglie nel segno e tocca una critica sociale
simile, seppur inferiore a quella proposta dall’intramontabile Boris.
Non stiamo certo parlando di un capolavoro: l’alternanza
tra diversi registri comici e la futilità di alcuni momenti tendono troppo spesso
a creare alti e bassi evidenti all’interno della stessa puntata. Ma con il
giusto atteggiamento è possibile “setacciare” dalla serie alcuni momenti nuovi,
freschi ed estremamente ilari per la televisione italiana. Non posso
spoilerarvi nulla, né della trama né delle singole gag, altrimenti rischierei
di rovinarvi il piacere della scoperta dell’idea, che a tratti supera anche la
vis comica del momento preso singolarmente. Posso solo dirvi che nella tana
della setta di Mastrota è lo stesso Mastrota col suo pollicione instagrammabile
a segnare le ore. L’idea più ricercata si trova anche nei dettagli nascosti.
La chiusa aperta dà l’appuntamento alla seconda stagione,
che, per superare alcuni inciampi della prima, dovrà certamente alzare la posta e realizzare premesse e promesse, magari distanziandosi maggiormente da
una comicità più televisiva, più anni 2000 per lanciarsi verso un compendio
generale della risata.
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