giovedì 26 aprile 2018

PERCHÈ AVENGERS: INFINITY WAR È IMPORTANTE


Dopo dieci anni dall’uscita del primo Iron man finalmente vede la luce l’opera per la quale abbiamo avuto il coraggio di affrontare ore e ore di perdite di tempo, villain posticci, personaggi piatti e trame scialbe. Finalmente, dopo dieci lunghissimi anni, arriva il momento di raccogliere i frutti di un piacevole sacrificio. Sono stati gli anni della nostra adolescenza e anche degli eroi, prima introdotti in sordina, accolti con un pizzico di scetticismo, poi adorati alla follia, poi mal sopportati e infine nuovamente trionfatori. Avengers: Infinity War non è importante per la sua realizzazione tecnica, ma per essere l’inizio della fine di un film lungo dieci anni, diciannove pellicole, il compimento di uno dei capisaldi della nostra cultura pop anni 2000.


Allora c’è il film, la trama, i dettagli più minuziosi che rimandano a questo o a quell’albo specifico, ma ci sono soprattutto le sensazioni, le travolgenti emozioni che questo universo aveva promesso da sempre di saper poi trasmettere, ma che finora non aveva intercettato a dovere. Si parla di due ore e mezza e di una generazione: un’opera, la sua genealogia, la fanbase e tutti gli altri. Andare in contro all’iceberg nella sua totalità avrebbe comportato delle difficoltà, e infatti delle difficoltà ci sono state.


Il numero di personaggi - dagli eroi ormai storici agli ultimi arrivati, passando per gli aiutanti, le guardie del corpo, i simpatizzanti - richiedeva un lavoro di scrittura esagerato, minuzioso al millimetro per far convivere delle singolarità tanto carismatiche, e la scelta, più che corretta, è stata quella di riunire per dividere. Non si tratta più dei film di Joss Whedon, non avremo più a che fare con stanchi momenti di riunioni di gruppo, ma l’azione prende il sopravvento sulla teoria spicciola e, a discapito di qualche nesso logico, i gruppi di eroi continuano a perseguire un obiettivo sparsi nella galassia. Se lo spazio però, in questo modo, viene sfruttato a meraviglia dagli sceneggiatori, non si può dire lo stesso del tempo, che torna come cardine centrale della pellicola e spesso sfasa alcuni momenti sfiorando l’incongruenza. Ma, alla luce della mole di lavoro, anche alcune forzature sono trascurabili rispetto all’oliatura di un congegno quasi perfetto.


La trama doveva essere magniloquente e lo è stata. Un mattatore su tutti, forse vero protagonista della pellicola: Thanos. Attorno alle sue azioni, ai suoi spostamenti e a quelli dei suoi sgherri ruota la narrazione della pellicola e i protagonisti talvolta sembrano trasportati all’interno dell’opera, in particolar modo il gruppo di Tony Stark. Si tratta di un ottimo espediente per trasmettere l’inferiorità delle forze del bene rispetto alla nuova e più temibile minaccia di Thanos. La preparazione all’inevitabile battaglia finale è più una caccia al topo che lo studio attento di un piano. Non mancano dei momenti rivedibili, qualche scelta fatta per portare avanti una certa sottotrama o addirittura l’intero film, ma nel complesso ogni momento è funzionale allo sconvolgente finale e ciò conta più delle singole scelte.


Il tono del film stavolta cambia e viene finalmente in contro alle esigenze di un pubblico ormai stanco della solita commedia action-fantasy. A rappresentare il punto di svolta, oltre alla tangibilità della minaccia di Thanos - ben più reale già a partire dalla sequenza iniziale - è la motivazione che spinge il villain, una motivazione politica, comprensibile e proprio per questo ancora più folle. I protagonisti inoltre partono da una forte posizione di svantaggio non avendo un piano organico per contrastare lo strapotere del Titano e ciò li espone ad un rischio perenne di rimetterci la vita. Giochiamo costantemente a sfilacciare il filo della vita di personaggi amati e questo non può che colpire la nostra parte sentimentale, perché la minaccia stavolta è reale e più di un eroe sarà costretto a soccombere. Forse anche questa crudezza, questa malinconia anche nelle scene più scanzonate, questa pretesa di una giocosa serietà mancava agli episodi precedenti dell’epopea Marvel. Non è un caso che tutti i fan ricordino la morte dell’agente Coulson, quella di Quicksilver o ancora quella di Yondu. Forse è quando il meraviglioso e coloratissimo mondo Marvel si cala nella grigia vita reale che riesce ad esaltarsi, perché raggiunge vette di epicità solamente sperate e quando si parla di superuomini dotati di poteri che vestono un costume per salvare il mondo l’epicità fondamentale tanto quanto l’azione, tanto quanto l’umorismo.


Semplicemente, Avengers: Infinity War è una macchina perfetta che arriva dove deve senza lasciare nella al caso. È una grande storia che si regge soprattutto sul miglior villain mai visto nel nuovo corso dei conecomic americani, sia dal lato Marvel che per la controparte DC. È tutto ciò che avevamo sempre desiderato, ciò che ricercavamo dopo un ottimo Avengers, un buon Age of Ultron e un minimizzato Civil War. Avengers: Infinity War è le emozioni che volevamo provare da tempo.



PARTE SPOILER!



Se siete arrivati a leggere fin qui immagino abbiate già visto la pellicola. Proseguite a vostro rischio e pericolo.
Prima della visione avevo previsto tre morti illustri: Loki, Heimdall, Nebula; ho sbagliato solo a scegliere tra le figlie di Thanos. Poi il finale ha un po’ smontato le mie teorie. Ma andiamo con ordine.


Bisogna ammettere che tutti i personaggi sono stati trattati con grande eleganza e misura, ma, proprio a partire dall’opera da cui provengono, i Guardiani della Galassia si sono confermati una spanna sopra gli eroi terrestri. Ciò che li contraddistingue è proprio un’aura differente, unica, che viene trasmessa anche agli altri personaggi che interagiscono con il gruppo, come ad esempio Thor e Iron man. Gunn ha dato vita ad una creatura in grado di camminare da sola ormai. Succede molto all’interno dei Guardiani anche se si tratta di un film corale. Finalmente, dopo cinque anni, vediamo il tanto atteso bacio tra Quill e Gamora, al quale segue una repentina evoluzione della loro storia d’amore, velocizzata ulteriormente dalla minaccia di Thanos: Gamora infatti viene prima catturata e poi sacrificata per ottenere la gemma dell’anima. Vediamo il cadavere dell’aliena esanime in fondo al dirupo, eppure non riesco a capacitarmi della sua dipartita, perché la storia d’amore con Quill è appena sbocciata, perché non potrebbero esistere dei Guardiani della Galassia senza Gamora. Allora immagino che questa morte sacrificale possa essere reversibile con la restituzione della gemma dell’anima. Vedo un Quill distrutto recarsi a Vormir e gettare la gemma nel dirupo per la resurrezione di Gamora.


Sulle morti di Loki e Haimdall invece niente da aggiungere: i personaggi avevano fatto da tempo il loro corso ed è stato giusto sacrificarli all’interno dell’evento più importante del MCU.
Il resto della pellicola invece si poggia su un twist forse sottovalutato, un momento che sembra essere stato pensato per condurre ad una frase ad effetto, ma in verità nasconde il senso delle azioni di alcuni personaggi da quel momento fino al termine dell’opera. Sto parlando del viaggio nei futuri possibili del Doctor Strange, quando su Titano si isola dagli altri eroi per verificare quante possibilità avessero gli Avengers di vincere la guerra contro Thanos: 1 su circa 13 milioni. Da quel momento in poi il saggio Strange, il custode della nostra realtà sembra giocare contro i suoi stessi interessi e consegna la gemma del tempo a Thanos per salvare la vita di Tony Stark. Voglio fidarmi di Strange e di ciò che ha visto, probabilmente il futuro in cui gli eroi vincono contro il titano prevede anche la consegna della gemma del tempo - e quindi la sopravvivenza di Iron man -, prevede anche la disfatta finale. Allora tutto avrebbe senso e ci troveremmo perfettamente in linea con la parte due del film - in uscita nel 2019 - in cui la situazione dovrà per forza di cose ribaltarsi.


Il finale è stato straziante; che il film potesse effettivamente finire con il guanto dell’infinito completo era un evento pronosticabile. Ciò a cui avevamo pensato meno è stata la moria di eroi che ne è seguita. Un vero e proprio massacro che mi ha commosso in alcuni frangenti, come la scomparsa di Bucky che riesce a dire solamente: “Steve”; quella di Peter Parker tra le braccia di Tony e in generale tutti i Guardiani. È stato difficile affrontare un momento così carico di pathos, ma in questo caso la programmazione a lungo termine di Kevin Faige è andata contro gli interessi stessi dell’azienda. Se non fossimo costantemente a conoscenza dei prossimi 4/5 film del MCU in via di sviluppo avrei creduto a queste morti polverose, ma sappiamo già che in seguito ad Avengers 4 usciranno nelle sale il sequel di Spiderman Homecoming e Guardiani 3. Purtroppo questa scelta toglie una parte della drammaticità alla scena, si tratta solo di scoprire quando e soprattutto come tutti questi eroi torneranno in vita (o torneranno nel mondo reale). Restano però i momenti, quelli meravigliosi e toccanti, che anche una programmazione poco o troppo lungimirante non può cancellare. La svolta, come suggeriscono i titoli di coda, sarà rappresentata da Captain Marvel, supereroina di cui non conosco pressoché nulla e sulla quale non mi sbilancio, spero solo non si tratti di un deus ex machina troppo spudorato. E spero anche che non si faccia confusione con i paradossi temporali, ma vista la precisione degli sceneggiatori per questo terzo teamup, sono fiducioso verso il quarto capitolo.


Visto anche lo strumento utilizzato da Nick Fury nella scena post credit, sono dubbioso sulla destinazione del messaggio a Captain Marvel, non tanto per la collocazione spaziale quanto per quella temporale: la soluzione più semplice sembrerebbe essere l’utilizzo della gemma del tempo, ma se il guanto fosse andato distrutto o quantomeno danneggiato dopo lo schiocco di dita e non fosse più possibile utilizzare tale pietra rimarrebbe solo un ritorno al passato in maniera “manuale”. E se Captain Marvel fosse già nel passato? E se Nick Fury avesse inviato un messaggio al passato? In questo caso la paura sarebbe di veder cancellato dalla continuity spaziotemporale l’intero terzo capitolo degli Avengers. Ci sono pro e contro in ogni situazione. Probabilmente Avengers v Thanos parte II sarà ancora più difficile da scrivere, speriamo ancora più entusiasmante da vedere. Intanto i capoccia del MCU sono riusciti a farmi salire l’hype per Captain Marvel. Es el marketing.

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