sabato 19 marzo 2016

SANDISK E IL DESTINO DEL MONDO

In casa mia alloggia un piccolo cane dotato di un solo occhio, quello destro. Sarebbe una bella storia da raccontare, ma la nostra è un’altra storia. Ebbene questo cane necessita di uscire a fare i suoi bisogni almeno quattro volte al giorno, e, essendo esattamente quattro in famiglia, la divisione dei turni di passeggiata sembrerebbe scontata e immediata, ma non è così e spesso si discute su quante volte ognuno di noi esca al giorno per il cane e poi si finisce sempre a rinfacciare di quella volta che mio fratello ha lasciato a me l’ultimo wafer al latte (che, con il suo inconfondibile sapore di diabete, non piace a nessuno) nel 2005, praticamente ieri. Anche questa sarebbe una bella storia, ma ancora non è la nostra storia. Qualche giorno fa, mentre portavo Daitan a fare un giro in zona e guardavo con attenzione il mio smartphone con il rischio di attraversare la strada al passaggio di un’autocisterna con rimorchio, il mio cane ha cominciato a tirarmi con veemenza (che è una delle mie parole italiane preferite) verso una macchina, verso il disotto di una macchina. Un gatto? Un cane molto piccolo da starci sotto una macchina? Un piccione in 2D? la pentola d’oro che si trova alla fine degli arcobaleni? Niente di tutto ciò: una scheda SD della Sandisk, di quelle per le reflex, per capirci. E cosa fare se non raccoglierla nonostante gli evidenti segni d’usura, qualche problema sull’etichetta e due “dentini” usciti a fare una passeggiata con i loro “canini”?


A quel punto, superata la paura di poter prendere tutte le malattie del mondo con il solo contatto e preso dall’entusiasmo per il ritrovamento dell’anno, ho cominciato a pensare: “Chissà cosa ci troverò? E se in questa scheda ci fossero i dati delle svariate carte di credito di un magnate locale che ha vissuto nella povertà finora per paura di essere derubato? E se ci fosse un magnate locale? Magari potrebbe realizzare le mie idee come braccio (economico). E se invece ci fossero delle foto, magari compromettenti. Foto di un importante figura dell’amministrazione provinciale o regionale, qualcosa di similare al caso Marrazzo. E se fossi in possesso del coltello dalla parte del manico? Se questo politico fosse della Lega? Se ci fossero foto confuse di un festino privato in cui è ben visibile il volto di un leader del partito verde e la donzella più nordica fosse dell’Angola? E se questa scheda racchiudesse la chiave del’ultima spinta del partito verso il baratro che s’è già scavato da solo? E se invece tutto fosse molto più grande: magari la chiave di cifratura di un codice segreto a livello CIA. La chiave per accedere al sistema di gestione delle bombe miniaturizzate di Kim Jong-un? Se tornato a casa e inserita la scheda nel computer scoprissi di avere in mano le redini del mondo? Se questo piccolo e rovinato sistema di archiviazione fosse custode delle verità più nascoste, se mi conferisse potere? Se ci fossero all’interno le copie dei documenti non ancora rubati al Vaticano? Se ci fosse il segreto del successo di Trump? Se ci fosse il senno perduto degli Americani? E se ci fossero invece i capelli di Trump? No questo non c’entra niente”.

Fantasticando su tutti questi temi avvincenti e appassionanti e credendo di poter finalmente cambiare il mondo a partire da una scheda SD, ho velocizzato il mio cane con parole d’incitamento che neanche Al Pacino, e mi sono precipitato a casa. Scavalcando il cancello. Lanciando il cane sul divano senza liberarlo dal guinzaglio. Ho acceso il computer, e… niente. Vuota. Neanche una cartella troll, né una foto, né una password. Nulla cosmico. Non cambierò il mondo che non funziona con questa scheda, ma almeno c’ho pensato, c’ho creduto. Mi rimane una scheda SD da 4 giga. E forse era più interessante la storia di quella volta che mio padre trovò quaranta euro vicino alla macchina. Sarebbe stata una bella storia da raccontare, ma la nostra era un’altra storia, la storia di quella volta che ho quasi cambiato il destino del mondo con una scheda Sandisk.

Nessun commento: