Io e i Thegiornalisti.
Nel 2015 andai al MI AMI, all’idroscalo a Milano, e sul
Rizla stage - il secondo per importanza - assistetti all’esibizione di Tommaso
Paradiso che “performava” (che è la traduzione italiana di “performing”) Bollicine del Pio Vasco Rossi. Entrò in
scena e disse: “Famola sta cafonata”. E non gli si poteva non volere bene.
Nel 2015 venivamo dal grande Fuoricampo, che aveva cambiato rotta e aveva portato i
Thegiornalisti al successo “indie”. Fuoricampo
era un album mio. Non erano più i ragazzi alternative rock, tristi e disillusi
degli inizi, ma sembravano più a loro agio in una dimensione scanzonata. E andava
bene così.
Nel 2015 stavamo andando verso Completamente Sold Out. Erano usciti come singoli Tra la strada e le stelle e Il tuo maglione mio, che non mi avevano
fatto impazzire. Tommy suonò anche quelli in solitaria sul palco del Miami, e
anche il live pareva fiacco, posticcio.
Nel 2016 uscì Completamente
Sold Out,che consacrò il gruppo romano a faro del pop italiano. Mi dissociai.
Da quel momento i poi il mio rapporto con i Thegiornalisti è stato a senso
unico: più Tommaso Paradiso andava verso il suo personaggio televisivo, più
sentivo meno mia la loro musica. Anche retroattivamente, anche Fuoricampo.
Mia madre e i Thegiornalisti.
Era il 2017, estate. Eravamo in auto durante un viaggio abbastanza
lungo. Per radio passa Riccione - hit
definitiva - e mia madre, seduta al posto del passeggero, alza il volume a
quello che era stato indipendente anche dalla “loro” musica leggera per cantare
dell’aquila reale e del mezzo panino di Berlino.
Era il 2018, giugno. Mia madre, cinquant’anni, prende e
va ai Wind music award senza dire niente ai figli che magari volevano andarci
anche loro. Prende l’acqua - perché le colpe vanno espiate - e quando torna,
mezza assonnata mi fa: “Ma sai, ho visto pure i Thejournlist”. All’inglese, perché
pure a lei pareva che Thegiornalisti - mezzomezzo - suonava male.
LOVE.
Così abbiamo eliminato ogni dubbio. Fuoricampo è il luogo figurato da cui cantavano e stare fuori era
sinonimo di sincerità, naturalezza. Oggi Tommaso Paradiso è completamente al
centro di questo vortice amoroso che chiamano successo.
Non c’è nulla da svelare: è stata fatta una scelta,
suggerita dal cuore o dalla moda, questo non è importante. Non dobbiamo
smascherare la culla di cultura pop da cui i Thegiornalisti attingono per
acciuffare la loro ispirazione più profonda. Da Verdone a Vacanze di Natale, dalle
serie americane al pop italiano anni ’80. Ma il pop italiano anni ’80, visto
oggi, era un po’ triste. Musicalmente arretrato, stilisticamente imbarazzante. A
volte Tommaso Paradiso non rende giustizia ai grandi del passato che tira in
ballo in sbiascicate interviste. A volte sembra voler prendere il peggio di una
decade variegata, valida e confusa. E a prendere il peggio, a volte, i pezzi
dei Thegiornalisti sembrano delle divertentissime parodie.
Love bissa Completamente Sold Out. Molti effetti,
molti synth, molti sussurri al cuore, molto amore. Poco o nulla di nuovo. Non ho mai atteso quest’album,
non c’ho mai davvero creduto, ma paradossalmente i primi due singoli - una
buona, classica canzone d’amore al piano come Questa nostra stupida canzone d’amore e la frivola ma estiva e
divertente Felicità puttana - avevano
alleviato la mia amarezza. Poi Overture, che
apre l’album con una dose di pura autoironia. Poi Zero stare sereno, che pare un pezzo scartato in extremis da Fuoricampo. Con la nostalgia, ancora
quella giusta. Un brano con poche pretese da ascoltare volentieri in radio.
E invece tornano gli anni ’80, la decadenza e i testi improbabili.
Con l’aggiunta di qualche effetto trap o dance. Ma almeno ci siamo risparmiati
il reggaeton, almeno per ora.
In questo locale dove tutti s’innammòu
E le canzoni
E le canzoni cadono dagli occhi
Sto cercando su Google i nei sulla pelle
A qualcuno di voi piacerà questa musica e va bene così. Nessuno
giudica gli ascoltatori, e alla fine non giudichiamo neanche la musica. Queste erano
considerazioni su un momento, un paio di ascolti, sulle interviste al
personaggio che ha divorato la persona e io potrei avere torto. Potrei essere
io lontano da questo revival anni ’80. Potrei non essere in grado di apprezzare
ciò che voi amerete, e va bene così.
Ma la canzone dedicata al Dr. House è imbarazzante.
Basta.
È un brutto mondo |
Per chi la pensa come me, invece, spero che le cose cambino prima o poi, che ci sia spazio per qualcos'altro. Ma finché mia madre ascolterà i Thejournalist…
Sto Sto pensando a te Come non ho mai Pensato a te E sinceramente come non ho mai Pensato ad altro |
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