venerdì 21 settembre 2018

LOVE - THEGIORNALISTI


Io e i Thegiornalisti.


Nel 2015 andai al MI AMI, all’idroscalo a Milano, e sul Rizla stage - il secondo per importanza - assistetti all’esibizione di Tommaso Paradiso che “performava” (che è la traduzione italiana di “performing”) Bollicine del Pio Vasco Rossi. Entrò in scena e disse: “Famola sta cafonata”. E non gli si poteva non volere bene.

Nel 2015 venivamo dal grande Fuoricampo, che aveva cambiato rotta e aveva portato i Thegiornalisti al successo “indie”. Fuoricampo era un album mio. Non erano più i ragazzi alternative rock, tristi e disillusi degli inizi, ma sembravano più a loro agio in una dimensione scanzonata. E andava bene così.

Nel 2015 stavamo andando verso Completamente Sold Out. Erano usciti come singoli Tra la strada e le stelle e Il tuo maglione mio, che non mi avevano fatto impazzire. Tommy suonò anche quelli in solitaria sul palco del Miami, e anche il live pareva fiacco, posticcio.

Nel 2016 uscì Completamente Sold Out,che consacrò il gruppo romano a faro del pop italiano. Mi dissociai. Da quel momento i poi il mio rapporto con i Thegiornalisti è stato a senso unico: più Tommaso Paradiso andava verso il suo personaggio televisivo, più sentivo meno mia la loro musica. Anche retroattivamente, anche Fuoricampo.



Mia madre e i Thegiornalisti.
Era il 2017, estate. Eravamo in auto durante un viaggio abbastanza lungo. Per radio passa Riccione - hit definitiva - e mia madre, seduta al posto del passeggero, alza il volume a quello che era stato indipendente anche dalla “loro” musica leggera per cantare dell’aquila reale e del mezzo panino di Berlino.

Era il 2018, giugno. Mia madre, cinquant’anni, prende e va ai Wind music award senza dire niente ai figli che magari volevano andarci anche loro. Prende l’acqua - perché le colpe vanno espiate - e quando torna, mezza assonnata mi fa: “Ma sai, ho visto pure i Thejournlist”. All’inglese, perché pure a lei pareva che Thegiornalisti - mezzomezzo - suonava male.



LOVE.
Così abbiamo eliminato ogni dubbio. Fuoricampo è il luogo figurato da cui cantavano e stare fuori era sinonimo di sincerità, naturalezza. Oggi Tommaso Paradiso è completamente al centro di questo vortice amoroso che chiamano successo.
Non c’è nulla da svelare: è stata fatta una scelta, suggerita dal cuore o dalla moda, questo non è importante. Non dobbiamo smascherare la culla di cultura pop da cui i Thegiornalisti attingono per acciuffare la loro ispirazione più profonda. Da Verdone a Vacanze di Natale, dalle serie americane al pop italiano anni ’80. Ma il pop italiano anni ’80, visto oggi, era un po’ triste. Musicalmente arretrato, stilisticamente imbarazzante. A volte Tommaso Paradiso non rende giustizia ai grandi del passato che tira in ballo in sbiascicate interviste. A volte sembra voler prendere il peggio di una decade variegata, valida e confusa. E a prendere il peggio, a volte, i pezzi dei Thegiornalisti sembrano delle divertentissime parodie.

Love bissa Completamente Sold Out. Molti effetti, molti synth, molti sussurri al cuore, molto amore. Poco o nulla di nuovo. Non ho mai atteso quest’album, non c’ho mai davvero creduto, ma paradossalmente i primi due singoli - una buona, classica canzone d’amore al piano come Questa nostra stupida canzone d’amore e la frivola ma estiva e divertente Felicità puttana - avevano alleviato la mia amarezza. Poi Overture, che apre l’album con una dose di pura autoironia. Poi Zero stare sereno, che pare  un pezzo scartato in extremis da Fuoricampo. Con la nostalgia, ancora quella giusta. Un brano con poche pretese da ascoltare volentieri in radio.


E invece tornano gli anni ’80, la decadenza e i testi improbabili. Con l’aggiunta di qualche effetto trap o dance. Ma almeno ci siamo risparmiati il reggaeton, almeno per ora.


In questo locale dove tutti s’innammòu
E le canzoni
E le canzoni cadono dagli occhi


Sto cercando su Google i nei sulla pelle


A qualcuno di voi piacerà questa musica e va bene così. Nessuno giudica gli ascoltatori, e alla fine non giudichiamo neanche la musica. Queste erano considerazioni su un momento, un paio di ascolti, sulle interviste al personaggio che ha divorato la persona e io potrei avere torto. Potrei essere io lontano da questo revival anni ’80. Potrei non essere in grado di apprezzare ciò che voi amerete, e va bene così.
Ma la canzone dedicata al Dr. House è imbarazzante.
Basta.

È un brutto mondo

Per chi la pensa come me, invece, spero che le cose cambino prima o poi, che ci sia spazio per qualcos'altro. Ma finché mia madre ascolterà i Thejournalist…

Sto
Sto pensando a te
Come non ho mai
Pensato a te
E sinceramente come non ho mai
Pensato ad altro

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