Il primo film spiccatamente politico diretto dal maestro
Miyazaki. Il contesto storico in cui si stagliano i meravigliosi duelli aerei
di “Porco Rosso” è quanto mai tangibile e tridimensionale. Non si tratta della
natura steampunk di Laputa, né dell’interland nipponico di Totoro, ma di un
vero e proprio affresco, definito attraverso minuziose pennellate, della
situazione italiana nel periodo intercorso tra i due conflitti. Per la prima
volta Miyazaki contestualizza le avventure dei suoi magici protagonisti in un
panorama ben delineato che ravviva l’intento pratico dell’opera e conferisce
una validità maggiore ai messaggi lanciati dall’autore attraverso le sue usuali
metafore.
Prima di passare all’interrogazione sul personaggio
principale della pellicola, è bene chiarire i connotati dell’antifascismo di
matrice Ghibli. Il totalitarismo, nella versione di "Porco Rosso", ha oppresso la
società, ha minato la creatività e spazzato via ogni forma di libertà. Quelli
che prima erano gli amici di scorribande di Marco ora si fanno chiamare
camerati e vestono tutti alla stessa maniera. Un ordine che asfissia il
pensiero. La popolazione è affamata ed è costretta a mostrarsi sorniona al
regime nelle feste del partito, ad essere entusiasta per un passo indietro
nell’evoluzione sociale dell’uomo. In tutto questo si insinua l’anarchico
disordine di un maiale dall’idrovolante rosso che sembra invece non voler
cedere ad abbassare lo sguardo, ma continua a guardare il cielo che lo ospita e
perpetra la sua giustizia, che un tempo era la nostra giustizia. La giustizia
di uomini liberi che lasciano spazio di libertà.
Si viene così a creare una profonda dialettica tra ordine
e disordine, nella quale entrambe le parti sembrano avere interessanti
argomenti di conversazione. Ma il confronto regge rimanendo in una cattiva
interpretazione della figura del rosso: comprendendo al meglio le ragioni di
Marco è possibile evincere la superiorità del modello libertario e
antifascista, che ingloba in sé in realtà anche quei pochi punti a favore del
regime. La chiave di tutta la faccenda è l’ala dell’idrovolante di Marco, la
quale presenta dei tricolori evidenti; dettagli mantenuti anche dopo il
restauro del mezzo. Il disordine del protagonista non è forse tanto esterno,
quanto interno. Egli crede ancora nei valori che lo hanno portato a volare nel
cielo dell’Adriatico, crede nella patria, nel suo passato e nel suo futuro, ma
crede anche nella libertà e nell’armonia della diversità di pensiero della
democrazia. L’antifascismo non è sinonimo di antipatriottismo. “Piuttosto che
diventare un fascista, meglio essere un maiale”.
Chiarita la critica di Miyazaki al fascismo, e
conseguentemente ad ogni forma di totalitarismo, concentriamoci ora sulla
figura centrale del film, quel maiale antropomorfo di nome Marco Pagot. Durante
la Prima Guerra Mondiale, egli è stato trasformato in un maiale in seguito ad
un episodio che ci viene svelato solo in un secondo momento. La scelta
dell’animale è interessante poiché esso rappresenta una condensazione delle
peggiori attitudini umane in diverse culture orientali e perciò potrebbe indicare
una sorta di punizione celeste per i peccati che il sopravvalutato protagonista
ha commesso nella sua esperienza di guerra. Dalla spiegazione della sua
trasformazione possiamo poi comprendere il destino che lo attende e il percorso
che la Natura vuole che lui intraprenda: a differenza dell’uomo, il maiale non
ha nel proprio sangue il vento del cielo, non si libra in aria su coloratissimi
idrovolanti, ma è costretto a terra, a guardare in basso. Allo stesso modo,
dopo aver scrutato dentro sé il cimitero celeste degli idrovolanti in una scena
poetica e toccante, Marco viene trasformato e finisce nuovamente a contatto con
il mare, con il mondo terrestre. Questa sua condizione si pone come l’inizio di
un processo di espiazione della colpa di aver abbandonato i suoi commilitoni al
loro destino, nonostante lo stretto legame di amicizia che lo legava a loro.
Questo percorso si gioca su due livelli, tra mare e cielo. Marco riprende a
volare, ma il volo non è più lo stesso di prima, non esiste più la stessa
leggerezza, ma sussiste una pesantezza di colpa che lo trascina sempre al
livello del mare e che gli impedisce di scorgere nuovamente quello che sarebbe
dovuto essere il suo posto, sopra le nuvole, nel candore della quiete celeste.
Il protagonista, dal canto suo, sembra essersi rassegnato a questo purgatorio
irreversibile che lo opprime e gli presenta il conto ad ogni specchio. L’unica
salvezza possibile è il contatto con un’innocenza che trasferisca in lui un briciolo
di speranza nel futuro di un essere abbandonato dalla grazia naturale e stimato
per quello che non è. Quest’innocenza si presenta sotto forma della giovane e
sognatrice Fio, diciassettenne ingegnere aeronautico, che riuscirà a scaldare
il cuore di Marco e a mostrargli il suo vero valore, oltre l’aspetto e oltre il
passato, con uno sguardo al futuro.
Differentemente dai lavori presentati finora, in “Porco
Rosso” Miyazaki sembra avere un atteggiamento differente rispetto alla guerra,
la quale diventa parte integrante dell’agire dei protagonisti, solitamente
contrassegnati da un fervido sentimento antimilitarista. In qualche modo,
questa scelta rappresenta una svolta nella poetica dell’autore, che però non
snatura il messaggio di fondo che i suoi personaggi cercano di trasmettere. Più
volte infatti viene ripetuto che “Il maiale non uccide”, come l’uomo
pipistrello, e proprio questa scelta morale di Marco gli costa la possibilità
di trionfare nel duello aereo finale contro l’Americano di Hollywood. Lo stesso
protagonista afferma che: “Non siamo mica in guerra qui”. La guerra è infatti
lontana dall’attività pacifica dei cacciatori di taglie e la violenza dell’uso
delle armi pare essere solo un movimento arcuato nella poetica danza degli
idrovolanti nel cielo azzurro dell’Adriatico. Una piccola deviazione che non
stona con il panorama immenso e con le intenzioni solidali del protagonista. Il
pericolo si fa in realtà tangibile solo nelle circostanze in cui si presentano
gli uomini del regime per reprimere l’anarchico rosso e la sua giovane
aiutante, e ciò la dice lunga sull’uso che le varie fazioni fanno della violenza
e quali conseguenze essa comporti.
Accanto alla figura di Marco Pagot, risalta il personaggio di Fio, che non diventa fondamentale solo per
la trama, in chiave finale, ma continua la tradizione di Miyazaki relativa alle
figure femminili, prosegue idealmente l’emancipazione lasciata in sospesa sul finale
di “Kiki, Consegne a Domicilio”. La piccola streghetta aveva riacquistato i
poteri in seguito alla presa di coscienza del suo posto nel mondo e delle sue
capacità, ma il completamento di questo percorso di maturazione era rimasto
implicito, nelle intenzioni. Fio invece, forte anche della sua età rispetto
alla piccola Kiki, si staglia fin da subito come una donna in formazione, convinta
dei propri mezzi e intenzionata maggiormente a modificare l’ambiente in cui
opera piuttosto che se stessa. Questa sua consapevolezza sarà la chiave di
volta della trasformazione finale del maiale.
Al termine di quest’epopea aerea,
fatta di risate e stupori, amori e momenti toccanti, lo sciagurato pilota rosso
sembra aver finalmente trovato la libertà di andare oltre le proprie
responsabilità passate e di ricongiungersi con i suoi compagni di volo nel
leggiadro fiume degli idrovolanti. È però attraverso le ultime parole della
giovane Fio che lo spettatore può cercare di interpretare il messaggio finale
dell’autore. Dopo la scomparsa del protagonista, Fio e Gina stringono una
profonda amicizia che sopravvive ai conflitti e ai soprusi della seconda guerra
mondiale. La vera amicizia, la cura disinteressata per qualcuno è l’unica dimensione umana in grado di andare oltre la vita e la morte, di sopravvivere le vite
degli individui stessi che l'alimentano e di ricongiungere anime perse nell’oblio. Lo stesso sentimento
d’affetto che ha permesso a Marco Pagot di tornare a formare la mitologica
squadra di idrovolanti, dopo aver visto scomparire i suoi amici inermi un piano
sopra il cielo. L’amor che move il Sole e le altre stelle.
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