Anno 2014. Il Fuhrer glaciale, conosciuto come Hitler, si
risveglia. Queste sono le avventure delle nuove SS.
“Lui è Tornato” non è solo una commedia e non è neanche
da intendere solamente dal punto di vista satirico, nonostante una rara vis
comica. Questo film tedesco rappresenta uno spaccato della situazione attuale,
mette in scena cosa accadrebbe se tutto l’odio spaventato della nostra bella
Europa riprendesse le sembianze tangibili di un uomo con i baffetti squadrati.
L’opera comincia in maniera surreale e finisce allo
stesso modo, ma nel mezzo si trova la realtà, un’istantanea violenta che lascia
trasparire un complesso di negatività che tutti percepiscono sulla loro pelle
giornalmente, ma di cui nessuno parla. Lo scrittore, autore del soggetto,
Vermes è riuscito ad esprime un’opinione complessa e ultimamente accantonata
riguardante il forsennato revisionismo storico che ci vede costantemente
coinvolti come popolo europeo, atteggiamento ormai accettato apertamente. Attraverso la figura di Hitler, l’autore ha
voluto creare un parallelo evidente tra la realtà degli anni ’30 e quella dei
nostri giorni, andando a sottolineare le affinità che rendono possibile il
successo del vecchio nuovo che avanza. Ciò che si trova scritto a caratteri
cubitali in ogni libro di storia è che Hitler ha avuto la possibilità di fare
ciò che è stato sfruttando abilmente la situazione politica ed economica della
Germania dell’epoca. Allo stesso modo, il nuovo Hitler comincia a raccogliere
consensi tra la popolazione divertita proprio facendo leva sulle difficoltà del
popolo, proprio scendendo a patti con coloro che guardano al mondo dalla loro
infima e limitata prospettiva. Promettendo singolarmente ed evitandosi scrupoli
morali.
E se fosse davvero così? Se l’evoluzione che abbiamo
vissuto in questo secolo fosse solo una facciata, la forma progredente di una
sostanza regressiva? Nella finzione del film è questo che appare: una società
arrabbiata dalla situazione che non trova vie attraverso cui comunicare quest’odio
profondo verso il prossimo, il diverso e aspetta solo l’occasione per
rifugiarsi nella figura del condottiero, dell’uomo retto che sovrasta le
singolarità altrui per fare pulizia in un mondo sporcato dal multiculturalismo.
Se allo stesso modo descritto nel film, domani si
presentasse all’opinione pubblica un uomo tutto d’un pezzo, uno stereotipato
self-made man che promettesse il ritorno ad un mondo passato, chiuso, bigotto e
profondamente violento, pensate che il popolino faccia tesoro della memoria
storica per allontanare il personaggio sui generis o che lo accolga a braccia
aperte come salvatore della patria, come baluardo di una tendenza che tutti noi
nascondiamo al nostro interno? Esempi minori di questo movimento interiore, che
troppo spesso sfociano in politica antiumana, sono purtroppo presenti e
giornalmente ci troviamo ad affrontare le sporche bassezze di Salvini, il
militarismo ostentato di Casa Pound, la xenofobia oltraggiosa dei Le Pen, l’ignoranza
pericolosa di Trump; rimanendo soltanto nell’ambito occidentale. E come se non bastasse, il finale dell’opera colpisce con
vigore lo sprovveduto spettatore, che fino a quel momento ha riso e scherzato con gli amici. La sequenza finale del film nel film riporta il pubblico alla
realtà e dà una nuova interpretazione dell’odio comune che la parte rancorosa
di noi cova in estremo segreto: le storie sulla presunta sopravvivenza del Fuhrer
potrebbero essere vere, o almeno lo sono idealmente, perché quel peso dell’orrore
delle gesta di Hitler continua ad esistere in ognuno di noi. Hitler vive in
ognuno di noi, è parte integrante del nostro inconscio ed emerge sporadicamente
a tagliare la realtà con una lama lurida del sangue di ogni innocente coinvolto
nella follia omicida dei totalitarismi.
Ogni volta che crediamo alle parole isolanti di fantocci
aizzatori, ogni volta che abbiamo paura degli altri, ogni volta che pensiamo che
la chiusura sia la chiave per l’uscita dalla crisi che ci attanaglia la stiamo
dando vinta al nostro Personal Hitler. Ogni volta che apriamo la bocca per
odiare ciò che non conosciamo, ciò che crediamo di sapere basandoci sulle
parole di altri, ogni volta che perdiamo l’occasione di accogliere il mondo in
silenzio ci allontaniamo dal nostro personal Jesus.
Non alimentiamo il nostro Hitler con parole d’odio e
facili violenze contro quest’incomprensibile realtà. Facciamo valere il valore
storico del nostro passato e del nostro presente, ribelliamoci al revisionismo
storico nazifascista, ribelliamoci ad una società violenta improntata sul
sistema di gravità. Facciamo in modo di farci trovare pronti quando lui e lvi
torneranno davvero.
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