5° POSIZIONE: Un Matrimonio da Favola (2014)
Ripensandoci a posteriori, sono un sadico masochista che gode nel
dolore. Non c’è altra spiegazione al fatto che io critichi, ma continui al contempo
a ridare una speranza di mediocrità triste che contrasti il pessimismo
aprioristico.
Stavolta Carletto Vanzina ci porta in Svizzera, precisamente a
Zurigo, per raccontarci una storia tutta nuova, interessante, divertente e
coinvolgente: quello che tradisce la moglie con quella ma poi lo scopre ma
anche la moglie lo tradiva con l’altro che aveva conosciuto il primo ad inizio
film che è sposato con una che è innamorata di uno che in realtà è gay che
finge di stare con una che… senza punteggiatura,
perché questo film non ha una punteggiatura. Non ha regia, non ha fotografia né
recitazione. Non ha stile. Manca completamente del linguaggio cinematografico.
Solito problema, solita mediocrità.
4° POSIZIONE: The Last Exorcism (2013)
“Uno dei peggiori
horror di sempre. Per
trentamila lire il mio falegname lo faceva meglio. All’inizio sembra che il
film ruoti attorno ad una coppia che gioca a nascondino in casa e le scene più
spaventose risultano quindi essere quelle in cui i due coniugi si incontrano. Fantastico e tristissimo allo stesso tempo. Poi la situazione
cambia quando viene trovata una donna (che vuole sembrarci un’adolescente nei
comportamenti e nel portamento, ma si vede lontano un miglio che quaranta
primavere le ha viste molto bene) che in passato ha partecipato a orge
sataniche e in qualche modo è legata al demonio, ma sinceramente, dopo solo una
settimana, non ricordo neanche più in che modo. Da qui in poi comincia davvero
il film, con la protagonista che oscilla tra innocenza e peccato, castità e
contatti col diavolo tentatore.
Film realizzato con pochi spiccioli e soprattutto senza idee. Una tragedia la visione di questo film e
davvero mai uno spavento. Ogni tanto ci si dimentica di guardare un horror. Ah
sì, poi finisce che diventa Carrie,
così, senza spiegazioni, così.”
Rileggendo la recensione mi è tornata in
mente qualche sequenza sporadica, ma nulla più. sinceramente non ricordavo di
aver visto questo film prima di andare a frugare negli archivi delle RdS. Eppure
sono passati pochi mesi, mi stupisco di me stesso. Eppure credevo di avere una
discreta memoria. Arrivati a questo punto le possibilità rimaste sono due: o il
mio cervello tendenzialmente privo di gravi problemi comincia a tirarmi brutti
scherzi, o questo film è talmente brutto da aver innescato un processo di cancellazione in me. Forse la
prima, ma i piedi del podio della FLOP non glieli toglie nessuno.
3° POSIZIONE: Tutto Molto Bello (2014)
Tra il primo e il secondo lungometraggio del conduttore di
Colorado sceglier non saprei. Forse questo “Tutto Molto Bello” riesce a non
essere fastidioso come il precedente per la scrittura più oculata e per certi
versi umana dei protagonisti, specialmente dello stesso “““regista”””. Il
problema, come al solito, è la comicità: un film comico che non fa ridere.
Situazioni surreali, battute sporche, personaggi disgustosi al limite della
decenza umana, Ruffini
vestito da Beep Beep. I più fastidiosi però sono in assoluto Scintilla (mai una risata, solo lacrime) e Angelo Pintus, scadente anche e
soprattutto a livello di recitazione. Sembra tutto sbagliato. I tempi, la
musicalità delle parole, la regia, la scelta degli attori, Pupo. Ma che ci fa Pupo in
questo film? Pupo che oltretutto viene presentato intento a giocare a poker e,
visti i suoi trascorsi, ironizzare su una piaga sociale che cresce rapidamente
di pari passo con la disoccupazione e che è riconosciuta da anni come vera e
propria patologia psichiatrica, beh diciamo che non fa ridere così tanto.
La comicità è un’arte nobile che in parte si possiede una maniera
che potremmo dire innata e in parte si acquisisce con lo studio, la
preparazione e la vita. il continuo confronto con la quotidianità, con gli
altri è alla base della genesi della comicità. Immagino che un individuo,
cresciuto per anni in una stanza buia lontana dal mondo, difficilmente possa
trovare spunti interessanti per generare ilarità. Ruffini è un po’ un bambino
cresciuto per troppo tempo nella sua bolla in cui pensava di essere padrone
della risata altrui. E in questo tempo si è anche convinto di saper dirigere.
Ruffini, fai altro. Please. #tuttomoltobrutto
2° POSIZIONE: Amici Come Noi (2014)
Il peggio del
peggio. Un oggetto misterioso che fatico a definire film in quanto mera e
vuota accozzaglia di Zalone,
Ficarra e Picone, Cinepanettone e volgarità gratuite. Un grande e denso di
nulla agglomerato di ciò che abbiamo visto finora in queste due FLOP insomma.
A chi è rivolto realmente questo film? Un livello di comicità
infimo lo allontana dal pubblico maturo, qualche scena equivoca e qualche
battuta volgare invece lo allontanano dalle famiglie. Non riesce a trovare
quindi un target adatto. Gli stessi scrittori non sono stati in grado di
focalizzarsi su uno spettatore tipo; scelta sbagliata e banale che spesso viene
adottata dalle produzioni più infime. Un film per nessuno.
Nonostante mi sia sforzato abbastanza, non ho ancora capito in
cosa sarebbe dovuto consistere lo scherzo di Amedeo a Pio; bah, misteri. Una
forzatura alla base di una trama che un bambino di dieci anni avrebbe scritto
sicuramente meglio. Molte scene non servono e non c’entrano, allungano e
irritano. Non una risata. Davvero il “cinema” che NON ci piace. La decadenza
continua.
FILM: Torno a Vivere da Solo (2008)
C’ho riflettuto a lungo. Ero tentato di inserire Pio e Amedeo al
primo posto (forti anche delle musiche dei Modà dalla loro), ma poi l’odio
profondo che provo per questo abominio ha prevalso. Jerry Calà vince, non senza
qualche fatica del caso, la mia personalissima FLOP 10 dei filmacci visti nell’anno
appena trascorso. Ma soffermiamoci a ragionare per un attimo su questo esempio
di anticinema.
Ci prova e ci riprova in tutti modi, ma Jerry Calà non riesce mai a far ridere. Ogni
componente che dovrebbe contribuire a realizzare un film all’altezza scade nel
trash e nell’incompetenza di una produzione ridicola. Regia imbarazzate,
fotografia morta e riesumata dagli anni ’70, colonna sonora molto fastidiosa
nella ricerca di atmosfere Radical Chic e poi la recitazione. Un insulto al
cinema chiamala recitazione. Qualità generale di bassissima lega che dimostra
come Calà abbia realizzato il film solo grazie alle sue finanze e a qualche
favore pregresso. Produzione inesistente alla base del progetto.
Ciò che più infastidisce, a parte la comicità a metà tra Colorado (Ruffini) e cinepanettoni
(Vanzina), è il tatto con cui vengono trattati temi interessanti quali crisi di
mezz’età, separazione, emancipazione femminile, omosessualità, sfruttamento
della prostituzione, sofferenza dei figli, incomunicabilità tra genitori e
progenie. Ridere di tutto ciò potrebbe essere costruttivo ed intelligente, ma
c’è modo e modo di addentrarsi in una determinata realtà e raccontare un
problema col sorriso. Ci vuole acume, ci vogliono idee e ci vuole la
preparazione necessaria per poter mettere in atto tali idee in una cornice
consona. Molte commedie di successo riescono a sfiorare con un guanto
d’eleganza problemi ben più profondi. Questo stilema superficiale, banale,
scadente e pretenzioso poteva funzionare quarant’anni fa, non oggi e spero non
funzionerà mai più. Questo un
esempio della comicità cercata e ricercata.
A mai più Jerry.
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