Ragionare su un film di Star Wars non è come farlo per qualsiasi
altra pellicola. L’idea di Lucas del ’77 ha dato vita ad un universo che si
regge sulle sue stesse gambe e di cui noi possiamo ammirare alcune sfumature
soltanto saltuariamente. Star Wars vive di una forza intrinseca che supera di
gran lunga i confini cinematografici sfociando finanche nella quotidianità dei
più appassionati. La saga non è paragonabile ad altri progetti ugualmente
importanti per il semplice motivo che ieri sera in sala c’erano dei ragazzi con
le spade laser e tutti avevamo indosso un capo con uno stormtrooper o un x-wing,
mentre lo stesso non si può dire per Harry Potter o per Il Signore degli anelli.
In questo quadro il cinema è uno dei mezzi più che il fine ultimo; la regia ad
esempio rappresenta solo una parte minima dell’opera e questo deve essere
tenuto a mente nell’approccio alla critica del film. È l’empatia che guida
schiere di appassionati nelle sale e proprio con l’empatia è giusto accogliere
Star Wars.
La saga è sempre stata fondata su dei topoi ben precisi
(la principessa, il burbero gentiluomo, il padre traditore) e, dopo sei film
caratterizzati da alti e bassi, i responsabili della trilogia sequel si sono
scontrati con la difficoltà dell’evadere da un infinito loop familiare,
spostando l’attenzione su una nuova generazione di eroi e antieroi. Sembra che
questa nuova alba per il brand abbia proprio l’obiettivo primario di sganciare
la saga da alcune dinamiche ricorrenti partendo proprio dal calco delle stesse
dinamiche, quell’operazione nostalgia-remake che è stato il settimo capitolo.
Gli ultimi Jedi ha il merito di esplorare una nuova costruzione delle avventure
spaziali che non mira alla magnificenza dei conflitti su larga scala, ma si
concentra su poche situazioni per entrare nel merito dei rapporti familiari e portare
alla luce una volta per tutte i pilastri che hanno retto fin dagli albori le
relazioni tra la famiglia Skywalker, la forza e il lato oscuro, per poi virare verso
nuove avventure della galassia lontana lontana. Il tempo di Luke e Leia in questa storia sta giungendo al termine, è chiaro. Questa dimensione meno
eclatante e più intima è però rafforzata da un ritorno in grande stile della
forza che restituisce un peso notevole all’intera vicenda.
Gli ultimi Jedi è un film consapevole fin dall’inizio
della sua destinazione finale e ciò è frutto di una programmazione meticolosa
che non era appartenuta alla prima trilogia. La costruzione dell’ottavo
capitolo consiste in un concatenamento di scelte che avrebbero dovuto
traghettare la trama dalla conclusione del capitolo precedente alla situazione
programmata per la battaglia finale di questo capitolo. Il problema è che la
maggior parte delle scelte falliscono nel loro intento di dare sostanza alla
narrazione d’intermezzo e finiscono per aggrovigliarsi su loro stesse fino al
momento in cui l’inerzia accumulata in anni di guerre stellari porta effettivamente
la trama in una zona calda per il cuore degli appassionati. La prima parte del
film, che potremmo far coincidere con i primi due atti, è certamente debole,
scarna, inconcludente e guidata da un montaggio qualitativamente non all’altezza,
ma è anche l’apertura ad un terzo atto mozzafiato.
Dopo un settimo capitolo che riapriva le maglie del
discorso riproponendo una struttura familiare al primo film del 1977, si
percepiva lo spauracchio di un ottavo episodio che andasse a ricalcare L’impero
colpisce ancora. In realtà Gli ultimi Jedi riprende ancora una certa dialettica
da Guerre stellari, ribattezzato successivamente come Una nuova speranza. Il tema
della speranza è ricorrente sia per la storyline di Rey che per quella di Leia e
dei personaggi a lei vicini. In un momento di estrema crisi per la resistenza
torna e ritorna il tema dello slancio ad un futuro migliore rappresentato da una
scintilla che potrà distruggere il Primo ordine. La ricerca di una nuova
speranza per la galassia si coniuga abilmente con l’ambivalenza degli Jedi all’interno
dell’equilibrio della forza, temi che sanno toccare le corde giuste ed
eclissare alcune lacune evidenti. Su questa base che mescola il giusto
citazionismo a nuove trame esplode improvvisamente la vera anima del film, che
ci regala delle sequenze incredibilmente potenti, le quali tornano ad invocare l’empatia
del fan. il compimento della trama de Gli ultimi Jedi racchiude in sé alcuni
dei punti più alti dell’intera saga. Narrazione, emotività e speranza si
incontrano per dare vita a tutto ciò che avremmo voluto da un film di Star
Wars.
Sulle premesse di un quadrato e convincente settimo
episodio si sarebbe potuto fare certamente di meglio, a partire dalla gestione
più intelligente di certi momenti e soprattutto di alcuni personaggi, sia
vecchi che nuovi. Ma quando la grandezza della forza che caratterizza un
universo si manifesta in quella misura, quando un bambino impugna una scopa a
mo’ di spada laser e guarda il cielo stellato come abbiamo sempre sognato di
fare anche noi, non resta che applaudire.
Nessun commento:
Posta un commento