Domenica sera mi è capitato di imbattermi nell’intervento
di Renzi ospite da Fazio. Anche se definirlo intervento sarebbe riduttivo;
azzarderei comizio, intervallato da brevi e imbarazzanti siparietti comici.
Matteo Renzi è solo uno standup comedian che non ci ha creduto fino in fondo.
L’imitazione di Berlusconi vince il premio cringe dell’anno.
Tra i vari argomenti toccati dall’ex premier anche
un’aperta condanna delle fake news. Le fake news esistevano anche prima della rilevanza
mediatica che il fenomeno ha assunto negli ultimi anni; erano le bufale urbane
che giravano nei luoghi di aggregazione e spesso finivano sulle testate
giornalistiche con molti meno allarmismi. L’ondata di informatizzazione ha però
permesso alle fake news di ingrandire la loro portata e sistematizzarsi
all’interno della rete.
Esistono fondamentalmente due matrici che danno vita alle
fake news, una di tipo goliardico, l’altra a scopo di lucro. Jessica Jones
sorella di Laura Boldrini appartiene al primo gruppo, la notizia per cui le due
ragazze rapite in Siria nel 2014
avrebbero avuto rapporti sessuali consenzienti con i loro rapitori al secondo. A
prescindere dagli intenti però questo fenomeno ha aperto una crisi
dell’informazione fatta di indignazione e soprattutto del dibattito aperto sul
valore della postverità nella società contemporanea. Il Renzi politico è
arrivato alla questione delle fake news attraverso una notizia falsa diffusa
sui social che lo riguardava in prima persona: un video in cui il segretario
del PD guida semplicemente una Lamborghini azzurra per pochi secondi. L’origine
del video ci suggerisce anche il suo scopo. Esso è infatti stato realizzato
dalla pagina Facebook “Generatore di immagini gentiste di bassa qualità” che si
dedica proprio alla derisione del fenomeno delle fake news creando immagini e
video palesemente ironici, basti pensare alla musica di sottofondo nel video
specifico di Renzi. L’ex sindaco di Firenze era stato in realtà invitato a
prendere parte ad una celebrazione del marchio automobilistico. Eppure la
notizia ha iniziato a circolare per il web, lasciandosi alle spalle una scia
d’indignazione verso un personaggio politico polarizzante. Eppure è stato
necessario per Renzi rivolgersi alla nazione per smascherare una fake news nata
dall’ironia. Proprio dall’ironia arriva l’appello di Renzi ad un controllo
sistematico delle notizie sui social media. Ma quanta distanza passa dal
controllo delle fake news alla censura? Quanto è pericoloso conferire un potere
del genere ad un organo parastatale?
Avanguardia NERA sempre sul pezzo |
Per affrontare questo argomento scindiamo per un attimo il risultato immediato delle fake news, quella sana indignazione che è la chiave per la vita digitale, e il conseguente dibattito relativo alla postverità. Personalmente non mi ritengo vittima sistematica delle fake news. Non è la mia generazione, la stessa delle figlie di Renzi, a sventolare la bandiera dell’indignazione, ma, in larga scala, una diffusione capillare di false informazioni può effettivamente produrre uno sbilanciamento nell’umore dell’opinione pubblica. Per scongiurare il pericolo delle fake news è necessario affrontare le dinamiche dell’era digitale con la giusta consapevolezza che nasce sempre da una formazione, da un’istruzione, intesa sia in senso classico che come un’educazione informatica. La mia generazione ha maturato e sta ancora processando un atteggiamento attento attraverso l’esperienza di vita vissuta in rete. Esperienza che manca però alla generazione dei nostri genitori, i quali hanno magari una base culturale ma mancano del linguaggio proprio dell’era digitale, non sono interni alle dinamiche e si trovano in difficoltà nell’approccio al mezzo. Due forme d’istruzione sono indispensabili per affrontare i pericoli dell’informazione digitale con le giuste difese.
L’unica arma per sconfiggere una falsa informazione è una
vera istruzione. I pericoli della disinformazione, ieri come oggi, si
combattono investendo nella scuola, nell’università e nella ricerca. Formando gli
adulti del domani e offrendo la possibilità agli adulti di oggi di correggere
le loro defezioni. Un’istruzione più profonda e completa che possa anche
rispondere alle esigenze impellenti. Per arrivare ad affrontare con più
consapevolezza il dibattito sulla postverità.
La soluzione non è mettere i paraocchi ad uno sguardo
socchiuso, ma illuminare ciò che abbiamo di fronte con la luce della cultura.
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