Aveva a malapena la forza di camminare e ne ha avuta abbastanza per ammazzarsi
Si è ammazzato e l'ho ucciso io
Era vecchio, vedovo da poco e ieri mi ha sorriso
Un sorriso per me, che non ci ho badato
Un sorriso per me che non ho fatto nulla per meritarmelo
Un sorriso nella sua immensa tristezza, per me.
Io non ci ho dato peso. E l'ho ucciso.
Io, la corda
Io, il fiato che se ne va subito
Io, l'ambulanza
Io, i carabinieri
Io, un furgone che porta via il cadavere
Nero.
Un feto, secco e senza amore. Sei tu. E io ti ho ucciso.
Non si può piangere una persona che non si conosce
Non si può piangere nemmeno un senso di colpa.
La colpa impregna la pelle ma non lascia uscire nemmeno una goccia
La colpa ti lascia la gola secca e le mani sudate, i vestiti sporchi che devi buttare
La colpa ti lascia cambiare strada ma ti segue da lontano, ti fissa e ti lancia incubi addosso.
Io sono colpevole.
L'ho ucciso perché ero indifferente alla sua sofferenza
Indifferente al suo sorriso nel giorno prima di morire
Indifferente a quel testamento che ha lasciato solo a me, in uno sguardo troppo veloce.
Veloce.
L'ho ammazzato io, e ora mi nascondo
L'ho ammazzato io, mi verranno a cercare
Ho ammazzato un sacco di gente, nascosta dentro il corpo di un agnello.
Li ho ammazzati io quelli che son morti nel mar Mediterraneo.
Tutti io. I bambini, le donne incinte, i giovani studenti che speravano in un futuro migliore. Io.
Li ho ammazzati io i bambini kamikaze
Li ho ammazzati io i neonati che non hanno avuto cure necessarie
Li ho ammazzati io i giornalisti che hanno avuto il coraggio di difendere la libertà di stampa in un posto dove “libertà” è una parola vuota
L'ho ammazzato io Giulio Regeni
Li ho ammazzati io i suicidi del Nepal
Li ho ammazzati io i disoccupati che non trovavano più un senso alla loro vita
Li ho ammazzati io i bambini affamati e assetati
Li ho ammazzati io i ribelli siriani
Li ho ammazzati io i guerriglieri curdi
Li ho ammazzati io i confinati della striscia di Gaza
Li ho ammazzati perché non mi sono presa carico della loro sofferenza
Non li ho degnati di uno sguardo. Non ho fatto abbastanza.
Conoscere.
Entrare nella realtà.
È orrido il fardello della sofferenza, si avvinghia al corpo e avvelena le viscere.
Non voglio credere che siamo fatti per soffrire. Ma dobbiamo essere disposti a farlo.
Dobbiamo essere disposti a connetterci con un altro essere umano dall'altra parte del mondo e vestirci della sua pelle.
Vedere le macerie di case che non si possono ricostruire.
Toccare il corpo ormai freddo di una sorella morta in un attentato.
Sentire le bombe.
Annusare l'odore della terra bruciata dopo un incendio che ha distrutto casa tua.
Gustare un pasto che è sempre lo stesso perché non esiste altro di cui mangiare.
Questo ci rende umani
Umani tra gli umani in una connessione divina di sensazioni.
Il sentire ci lega.
Non lo dobbiamo dimenticare nemmeno quando non abbiamo tempo o quando ci ritroviamo con un impegno dopo l'altro ed il sentire non ci sta proprio.
Il sentire ingombra, soprattutto se si tratta di ciò che sentono gli altri. Ma a questo punto o si è umani o si è colpevoli. Colpevoli e Indifferenti.
Sara
Nessun commento:
Posta un commento