Qualche giorno fa, girovagando per l’Internet, mi sono
imbattuto in una perla del web, un fenomeno artistico senza precedenti: il
debutto musicale dell’On. Antonio Razzi (qui il link del video https://www.youtube.com/watch?v=aTnJhGF884Y).
Per quei pochi che ancora non lo conoscessero, Razzi, che d’ora in poi
chiameremo “il Sommo”, come quello di Firenze, è un politico abruzzese, eletto
con FI, famoso per una serie di gaffes e uscite al di sopra delle righe, giunto alla ribalta mediatica nel 2013 dopo
essere stato imitato da Maurizio Crozza. In seguito a ciò il “Sommo” ha ottenuto una popolarità sempre maggiore che
l’ha portato ad essere uno dei personaggi più interessanti, divertenti e discussi
del panorama artistico italiano (https://www.youtube.com/watch?v=FaUQajPgQpQ).
Non contento però, alcune settimane fa, il nostro eroe ha deciso di raccogliere
i maggiori successi che l’hanno portato ad essere il fenomeno odierno in un
unico brano e di interpretarne anche il videoclip, raddoppiando in questo modo
l’estasi mistica nell’ammiratore. Il risultato rasenta l’epicità: ritmo
travolgente, movenze del cantante degne del miglior Michael Jackson,connubio
musica-video indimenticabile. Ciò che però attira maggiormente l’attenzione è
il testo. Testo profondo e pregno di metafore in cui il “Sommo” si autocita,
concentrando in quattro minuti quella che è stata finora la sua radiosa
carriera politica.
Estrapolando alcuni passaggi possiamo notare l’autoironico
“Quello che io faccio non ho mai
pentito”, oppure il sincero e scanzonato “sono stato eletto senatore, anche perché
di fame si muore” che ribadisce, se già non fosse chiaro,
il filantropismo alla base dell’impegno politico del “Sommo”, ma anche il
sempreverde “caro
amico te lo dico da amico,
io penso a li c*zzi miei”
che richiama in maniera fresca, ma mai banale, il tormentone del nostro idolo
legato allo scandalo del 2011 (https://www.youtube.com/watch?v=aMrBBam9F5g).
I versi che però rimangono più impressi nel cuore e nella mente dell’ascoltatore
sono indubbiamente l’ironico e graffiante “chiedo solo un rimborso spese per arrivare
alla fine del mese” e ”del Jobs Act io non ne so niente preferisco
il made in Italy”, che sottolinea le conoscenze e il peso
decisionale dell’immenso Senatore.
Con questo pezzo d’autore Razzi compie un ulteriore passo
in avanti nella scalata al baratro nel quale risiede la politica in Italia. Con
poche, ma pesanti parole, riesce a ridere di sé, degli scandali nei quali è stato
coinvolto, e ad irridere la popolazione
italiana intera. Dal balletto imbarazzante, ma al contempo gioioso e
spensierato, si evince l’orgoglio del personaggio nel rappresentare la
decadenza dell’arte di governare nel Bel Paese. Con la già citata “chiedo solo
un rimborso per arrivare alla fine del mese” Razzi sputa in faccia a tutti gli
Italiani che non riescono nemmeno a cominciarlo il mese. Se Silvio è stato per
vent’anni l’emblema del crepuscolo della politica, Razzi rappresenta il punto
più basso mai raggiunto, la fine di un percorso ben preciso che in pochi decenni
ha modificato l’immagine della classe governante.
Un bambino vede una crostata calda, fumante, assai
invitante, messa a raffreddare sul davanzale di una finestra. Egli la desidera.
Farebbe di tutto per riuscire a prenderla. Chiama allora i suoi amici e,
insieme a questi, senza fare rumore, la raggiunge, l’agguanta e la spartisce.
Il giorno dopo trova nuovamente la crostata sul davanzale, ma stavolta la
finestra è aperta. All’interno della casa una signora, insospettita dal giorno
precedente, osserva attentamente il dolce. Il bambino però non può fare a meno
di rubare la crostata. Richiama gli amici, che a loro volta avevano già
contattato altri amici, e con questi ruba nuovamente la crostata, sotto gli
occhi della signora incredula della noncuranza con cui i bambini compiono un
gesto così deplorevole. Il terzo giorno la torta è sempre al suo posto, sul
davanzale. La signora aspetta ormai irosa, ma nessuno si mostra. All’improvviso
il bambino dei giorni precedenti, ormai accompagnato dagli “amici degli amici”,
sfonda la porta di casa, spintona la signora facendola cadere per terra,
afferra con sdegno la crostata e se la gusta di fronte alla malcapitata, vantandosi
con i suoi complici della furbizia dimostrata nell’occasione.
Ecco, la furbizia. In Italia la furbizia è vista di buon
occhio. I “furbi” sono coloro che evadono il fisco, raggirano la burocrazia,
guadagnano alle spalle della povera gente, intrattengono rapporti d’interesse
con persone ben poco raccomandabili, collusi, darebbero qualunque cosa pur di
raggiungere fama, ricchezza, potere. In Italia queste persone sono ammirate,
stimate, portate ad esempio e addirittura votate.
La classe politica è da sempre specchio della società. I
politici siamo noi. Fin quando la situazione non cambia dal basso, fin quando
ad essere supportati saranno i furbi, questo paese faticherà a rialzare la
testa. Il giorno in cui ho visto il video di Razzi: un altro giorno in cui mi
sono vergognato di essere italiano.
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