Siamo così invischiati nel mood della terza stagione da
riservare un peso esiguo alla distanza. Spesso dimentichiamo lo spazio
temporale che ha diviso sia nella realtà che nella finzione le prime due
stagioni da questa terza evento. E un lasso di tempo di queste dimensioni si
presta perfettamente alla riscrittura totale di alcuni personaggi della serie;
è il caso del maggiore Briggs, di cui probabilmente avevamo intuito solamente
alcuni caratteri, ma che nascondeva invece, fin dal 1991, una narrazione
nascosta di fondamentale importanza. Come lo spirito del vero Cooper, siamo
stati risvegliati per questo revival e non riusciamo a rapportarci
coerentemente con uno sviluppo narrativo di venticinque anni di buio. La soluzione
alla futura resa dei conti potrebbe essere proprio nel presente mancato tra il
passato remoto e il presente mozzato.
L’episodio rimette i piedi nel presente reale e riprende
la sua narrazione a partire dalla (poca) tangibilità del capitolo precedente. Vediamo
quindi Bob che, rientrato in possesso del corpo di Cooper, si incontra con dei
suoi adepti (provenienti direttamente dal cast dell’ultimo capolavoro di
Tarantino), confermandoci il suo diretto coinvolgimento negli attentati alla
vita di Dougie Jones nel corso degli ultimi episodi.
Torniamo poi a Las Vegas, dove ormai la polizia locale
comincia a collegare i tasselli di un puzzle incongruente: non ci sarebbe
alcuna prova dell’esistenza di Dougie prima del 1997, anno in cui è stato
probabilmente creato il terzo doppleganger. Perché proprio il ’97? Perché Bob,
o chi collabora al suo piano sovversivo, avrebbe dovuto creare il fantoccio
Dougie Jones proprio in quell’anno, quando erano passati già sette anni dalla
vittoria dell’entità maligna su Dale e ne mancavano ancora diciotto per il
ritorno dell’agente? Cosa è realmente avvenuto nel ’97?
Lynch sceglie poi di tornare a Twin Peaks per mostrarci
un personaggio appena accennato durante la serie originale in una situazione
assai spiacevole: si tratta di Johnny Horne, figlio di Benjamin e fratello maggiore
di Audrey, affetto da disturbi psichiatrici, che, in un momento di involontaria
libertà, si schianta violentemente contro una foto della cascata di Twin Peaks
appesa al muro. A soccorrerlo è una voce che potrebbe ricordare quella della
sorella, ma che dovremmo probabilmente collegare alla madre. Questo richiamo
alle vicende secondarie della città di Twin Peaks mi ha riportato alla mente l’uomo
malato di cancro che aspettava la moglie nel settimo episodio. Lynch ha da poco
rassicurato i fan più scettici dicendo che tutto avrà un senso. Lungi da me
pretendere di comprendere la totalità dei rimandi simbolici della serie, mi
chiedo se queste scene toccata e fuga siano effettivamente utili a costruire
una trama orizzontale o se si tratta solamente di espedienti narrativi adottati
dall’autore per dare vigore all’atmosfera della serie.
Passiamo quindi allo sviluppo narrativo più interessante
di questo episodio, ovvero la riscrittura del personaggio del maggiore Briggs
di cui accennavo nell’introduzione. Ma andiamo con ordine: il caso della rosa
blu. Briggs era in origine un maggiore dell’aeronautica militare statunitense,
incaricato di monitorare, attraverso dati satellitari, potenziali eventi
ufologici sul territorio statunitense, che si erano poi via via concentrati
maggiormente nella zona di Twin Peaks. Briggs è sempre stato caratterizzato da
un rapporto conflittuale con il figlio, e alla luce delle rivelazioni sulla
predestinazione di questo episodio, tale particolare non va accantonato.
Nella seconda stagione egli scompare per due giorni
durante un’esplorazione nei boschi fuori Twin Peaks, per poi tornare alla
realtà con le coordinate della loggia nera. Dato il grado di onniscienza dimostrato
dal personaggio negli anni successivi all’evento (prima della morte), dobbiamo supporre
che Briggs sia stato richiamato dalla loggia bianca e sia entrato in contatto
con il gigante della loggia (che - attenzione - potrebbe non essere il gigante che conoscevamo
dalla prima stagione). il guardiano della loggia, legato alla predestinazione
del cosmo di Laura Palmer, avrebbe reso Briggs partecipe del futuro della
comunità e del piano ordito dalla loggia bianca per contrastare l’operato
futuro di Bob e degli uomini truccati di nero. Questo spiegherebbe il
comportamento successivo di Briggs, il suo ruolo nella narrazione e il suo
rapporto con il figlio nel periodo che va dalla fine della seconda stagione
alla morte dello stesso maggiore. Briggs è quindi stato il tramite del nuovo gigante
nel mondo reale dopo un incontro metafisico. Un’altra pedina del progetto
escatologica per la salvezza del mondo.
E la rosa blu? Questo nome in codice utilizzato dagli
agenti dell’FBI compare per la prima volta nel film FWWM, in occasione della
scomparsa dell’agente Desmond. “Rosa blu” si riferisce quindi agli eventi
sovrannaturali che coinvolgono la misteriosa scomparsa di una o più persone
verso un piano metafisico. “Rosa Blu” nasconde più di quanto gli agenti abbiano
fatto trasparire finora, rivelando un legame ben più profondo tra la volontà
del progetto del gigante e l’operato delle forze dell’ordine in relazione agli
eventi di Twin Peaks.
Ma per quale motivo la testa del maggiore Briggs sarebbe
dovuta sopravvivere alla morte nella loggia bianca? Non credo che il maggiore
fosse intriso di una forza spirituale particolare in vita, ma certamente è
stato guidato da una mano onnisciente nelle sue ultime azioni. Nelle stesse
dinamiche della loggia nera, però, anche la loggia bianca potrebbe trattenere
una parte degli individui che la attraversano per poi renderli parte stessa del
luogo. E quindi si spiegherebbe la presenza della testa di Briggs nel mare
viola della loggia bianca alla visita di Dale. Resta da chiarire la dinamica
della morte, ma la trama legata all’omicidio di Ruth Davenport sembra navigare
a vele spiegate verso un ricongiungimento con gli eventi sovrannaturali di Twin
Peaks.
Se precedentemente la trama del preside Jennings ci era
sembrata lontana dal cuore degli eventi, un nuovo sguardo alla vita privata
dell’uomo ha rivelato più di quanto potessimo aspettarci. Un legame forte
unisce gli eventi di Backhorn alle disavventure delle logge. La sostanza si
rimpingua nel momento in cui veniamo a sapere che l’innocuo preside di
provincia era interessato fin da ragazza al paranormale e, accompagnato dalla
sua fiamma Ruth Davenport, sarebbe entrato in contatto con le entità
sovrannaturale di una delle due logge. In particolare egli fa riferimento ad un
“Maggiore” (“Major”) che riconosce nel personaggio di Garland Briggs. L’incontro
tra Hastings e Briggs sarebbe stato possibile grazie ad alcune coordinate
fornite alla stessa Ruth da un personaggio sconosciuto. Il maggiore, in uno
stato di ibernazione o prigioniero del luogo in cui si trova, avrebbe chiesto alla
coppia di recuperare delle coordinate da un database governativo. Poi quelli
che sembrerebbero essere gli uomini truccati di nero avrebbero aggredito
fisicamente Hastings e Davenport, facendo espliciti riferimenti alla moglie di
Williams, che sappiamo essere stata mossa da un entità per diverso tempo.
Briggs, in possesso delle coordinate richieste, avrebbe iniziato a fluttuare e
a pronunciare diverse volte il nome “Cooper”. Infine la sua testa, alla quale è
legato il mistero della morte del maggiore, sarebbe sparita.
Ricostruendo gli eventi, proprio in virtù della vicinanza
della moglie, William sarebbe stato infuso di una forza mistica che gli avrebbe
permesso di accedere ad una dimensione metafisica. Gli indizi della prigionia
di Briggs e degli uomini violenti che hanno assalito la coppia di indagatori
dell’incubo lascerebbero intendere che essi si trovassero nella loggia nera. Le
coordinate richieste da Briggs potrebbero essere quelle della loggia bianca, e
questo, datato due settimane prima del momento presente, potrebbe temporalmente
giustificare la presenza del maggiore nella loggia bianca. Ma cosa è avvenuto
realmente nel momento del risveglio di Hastings? In quali circostanze è stata
uccisa Ruth Davenport? In che modo l’ibernazione di Briggs nella loggia nera
avrebbe conservato il suo corpo umano? In che modo essi sarebbero riusciti ad
entrare nella loggia nera e quanti ingressi esistono? Le domande si
moltiplicano nel momento in cui vengono date delle risposte generali. Aspettiamo
di comprendere meglio gli eventi che hanno portato alla morte del maggiore.
Intanto a Twin Peaks la predestinazione incarnata dal
maggiore sta lentamente conducendo Bobby, Truman e Hawk all’ingresso della
loggia nera. nel biglietto lasciato nella capsula di metallo possiamo vedere
stilizzati i due monti che danno il nome alla città, il simbolo dei gufi, uno
spicchio di luna e un pianeta non ben identificato. Pare logico pensare che
nella data indicata avverrà una sovrapposizione cosmica simile a quella che
aveva aperto la loggia agli uomini nel 1991.
I dettagli, anche quelli più insignificanti, stanno
facendo la differenza, come è sempre stato per Twin Peaks. I dettagli, i
simbolismi, le sfumature di azioni comuni, stanno riportando in vita il mito e
lo stanno conducendo ad una resa dei conti finale che non tradisce alcun
tassello. Questo Twin Peaks ha dei momenti nostalgici, ha delle melodie
storiche, ma guarda decisamente al futuro, e all’arte, senza badasi di piacere e
piacendo in modo smisurato.
Piccola nota a margine:
il blog curato da William Hastings, The search for the
zone, è stato ricreato realmente, in concomitanza con la messa in onda del nono
episodio. Potete trovare la pagina qui. La rapidità con cui è stata ricostruito
questo omaggio, ha portato molti a credere che dietro l’operazione di marketing
ci sia la stessa produzione di Showtime. Se così fosse, un particolare
specifico balza all’occhio una volta sulla piattaforma: l’anno di creazione
della pagina è retrodatato al 1997, e William non cita mai questa data durante
le sue apparizioni sullo schermo. Il 1997 è anche la data della creazione di
Dougie Jones. Non abbiamo abbastanza informazioni per creare un ponte tra
questi due dati, ma questo piccolo, ridicolo dettaglio, su una fanpage
realizzata per celebrare un’inezia, potrebbe essere un indizio fondamentale per
la comprensione dell’intricato puzzle di legami che traina questo capolavoro.
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