Il sette di cuori
Il re di picche
Il tre di bastoni
Un disegno imbrobabile
Un cavallo svogliato
In assenza di altro giocai la mia carta
Avevo un pensiero e solo quello in mano, un pensiero mio
era quello che restava. Giocavamo da molto, il fumo invadeva la stanza e
sbiadiva i colori. Il grigiore unificava il tavolo lercio. Giocai la mia mano,
sollecitato da destra, poi da sinistra. Giocai impaurito, poggiai con cautela per
non infastidire il signore sulla carta di sotto, ma il pensiero mi tornò in
mano. Ancora un invito. Ripresi il pensiero, lo fissai e lo scagliai con forza,
convinto di averlo ben impresso al centro dell’attenzione, ma come un boomerang
il pensiero mi tornò in mano. Una voce si alzò spazientita. Imbarazzato e colla
fronte corrucciata presi deciso il pensiero mio e lo sbattei con forza sulla
cima di carte usurate,e lì rimase. Alzai lo sguardo nella nebbia per cercare
qualcuno, ma ognuno si guardava bene dal mostrare gli occhi sotto i copricapi sgualciti.
Abbassai allora lo sguardo sul tavolo e non trovai più la mia carta; era
scomparsa, resasi invisibile sulla pila delle altre. Il gioco continuò. La mia
carta si era persa nel fumo di sigaretta e alcool, unificata col tavolo lercio
di giocatori perduti.
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