lunedì 14 novembre 2016

FIVE BY FIVE #18

Niente introduzione oggi per questa nostra rubrica. Trump è presidente degli Stati Uniti, il mondo sta per giungere alla sua tragica conclusione e non c’è tempo per leggere: ascoltate.



Mancano poche settimane alla fine del 2016, ancora meno alla fatidica domanda “tu che fai a Capodanno?” ma, vuoi per i 20 gradi di settimana scorsa, vuoi per l’inspiegabile assenza di premature decorazioni natalizie, tutto ciò non è troppo evidente.
Spesso però non si vede bene che con le orecchie e basta dare una rapida o(re)cchiata ai singoli usciti ultimamente per sentire i passettini di rincorsa del nuovo anno. E infatti On Hold è il titolo del nuovo, appena pubblicato, singolo del trio inglese The xx, fermo ormai da quattro anni, che tornerà il 13 di gennaio con un nuovo lavoro in studio: I See You. Come promesso sembra ricalcare le orme elettroniche di Jamie xx e del suo ultimo album da solista. 



Chi non ama l’R&B bianco un po’ new wave e velatamente erotico degli xx ma preferisce cose più grezze, dovrà aspettare solo un paio di settimane in più. I Cloud Nothing sono tra le realtà “punk” più interessanti di questi anni: rumorosi ma tutto sommato eufonici, indie ma anche un po’ pop. Un miscuglio di contraddizioni da cui sono però nati lavori notevolissimi come l’ultimo Here And Nowhere Else di due anni fa e si spera anche il prossimo Life Without Sound di cui Modern Act è il primo, accattivante singolo.



In questi giorni si parla tanto di Trump e della catastrofe imminente che si abbatterà sugli States, ma c’è chi è messo peggio, fidatevi. In Iran, ad esempio. Lì se suoni techno ti sparano, ad esempio. Quindi se sei un giovane aspirante dj nell’antica terra di Persia e la neomelodicaautoctona non ti garba troppo, hai poche possibilità:
- la rischi suonando clandestinamente e magari ci fai anche un documentario;
- immagini solamente la tua musica senza suonarla, come hanno fatto John Cage o Yoko Ono (o almeno così dicono loro);
- ti trasferisci.
Il nostro Kasra V ha scelto – saggiamente, forse – per la terza e ora abita a Londra, da cui pubblica di tanto in tanto pezzi pazzeschi come questo.



Sono stato ad un live dei Sigur Ròs la scorsa estate e in mezzo ad una marea di gente in piedi, immobile, con gli occhi lucidi fissi sul palco ho pensato che il post-rock non è morto, è solo poco socievole. E con un po’ di attenzione si riesce ancora a pescare qualcosa di buono. Dico pescare perché Honey, l’album di debutto dei Peals nella sua edizione limitata va letteralmente pescato da un barattolo di miele. Dal singolo Become Younger però, sembra proprio che un ascolto integrale le vale delle dita appiccicose.




No non avete letto male, si chiamano proprio A Tribe Called Red e non hanno nulla a che fare con il celebre trio hip-hop quasi omonimo (che intanto annuncia il ritorno). Innanzitutto non sono americani ma canadesi e nemmeno fanno hip-hop anche se, quando ci provano, dimostrano di esserne capacissimi. R.E.D. ha la straordinaria capacità di essere un brano a suo modo sofisticato, con campionamenti raffinati ma allo stesso tempo conserva quell’arroganza – gli americani dicono “attitude” che fa tutto un altro effetto – tipica della cultura musicale a cui fa riferimento.

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