Niente introduzione oggi per questa nostra rubrica. Trump
è presidente degli Stati Uniti, il mondo sta per giungere alla sua tragica
conclusione e non c’è tempo per leggere: ascoltate.
Mancano poche settimane alla fine del 2016, ancora meno
alla fatidica domanda “tu che fai a Capodanno?” ma, vuoi per i 20 gradi di
settimana scorsa, vuoi per l’inspiegabile assenza di premature decorazioni
natalizie, tutto ciò non è troppo evidente.
Spesso però non si vede bene che con le orecchie e basta
dare una rapida o(re)cchiata ai singoli usciti ultimamente per sentire i
passettini di rincorsa del nuovo anno. E infatti On Hold è il titolo del nuovo, appena pubblicato, singolo del trio
inglese The xx, fermo ormai da quattro anni, che tornerà il 13 di gennaio con
un nuovo lavoro in studio: I See You.
Come promesso sembra ricalcare le orme elettroniche di Jamie xx e del suo
ultimo album da solista.
Chi non ama l’R&B bianco un po’ new wave e
velatamente erotico degli xx ma preferisce cose più grezze, dovrà aspettare
solo un paio di settimane in più. I Cloud Nothing sono tra le realtà “punk” più
interessanti di questi anni: rumorosi ma tutto sommato eufonici, indie ma anche
un po’ pop. Un miscuglio di contraddizioni da cui sono però nati lavori
notevolissimi come l’ultimo Here And
Nowhere Else di due anni fa e si spera anche il prossimo Life Without Sound di cui Modern Act è
il primo, accattivante singolo.
In questi giorni si parla tanto di Trump e della
catastrofe imminente che si abbatterà sugli States, ma c’è chi è messo peggio,
fidatevi. In Iran, ad esempio. Lì se suoni techno ti sparano, ad esempio. Quindi
se sei un giovane aspirante dj nell’antica terra di Persia e la neomelodicaautoctona non ti garba troppo, hai poche possibilità:
- la rischi suonando clandestinamente e magari ci fai anche
un documentario;
- immagini solamente la tua musica senza suonarla, come
hanno fatto John Cage o Yoko Ono (o almeno così dicono loro);
- ti trasferisci.
Il nostro Kasra V ha scelto – saggiamente, forse – per la
terza e ora abita a Londra, da cui pubblica di tanto in tanto pezzi pazzeschi
come questo.
Sono stato ad un live dei Sigur Ròs la scorsa estate e in
mezzo ad una marea di gente in piedi, immobile, con gli occhi lucidi fissi sul
palco ho pensato che il post-rock non è morto, è solo poco socievole. E con un
po’ di attenzione si riesce ancora a pescare qualcosa di buono. Dico pescare
perché Honey, l’album di debutto dei
Peals nella sua edizione limitata va letteralmente pescato da un barattolo di
miele. Dal singolo Become Younger però, sembra proprio che un ascolto integrale
le vale delle dita appiccicose.
No non avete letto male, si chiamano proprio A Tribe
Called Red e non hanno nulla a che fare con il celebre trio hip-hop quasi omonimo
(che intanto annuncia il ritorno). Innanzitutto non sono americani ma canadesi
e nemmeno fanno hip-hop anche se, quando ci provano, dimostrano di esserne
capacissimi. R.E.D. ha la straordinaria capacità di essere un brano a suo modo
sofisticato, con campionamenti raffinati ma allo stesso tempo conserva
quell’arroganza – gli americani dicono “attitude” che fa tutto un altro effetto
– tipica della cultura musicale a cui fa riferimento.
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