Ci siamo ricascati e la storia si ripete. Sono passati
appena quattro anni dall’inconveniente legato all’inchiesta ai danni del tesoriere
(ora felicemente barista - anche se un po’ confiscato di tanto in tanto), evento
che aveva smosso le fondamenta del partito verde, il partito della secessione e
delle origini celtiche. No; Il partito della legalità e della meritocrazia. No;
Il partito dell’unità nazionale e del presenzialismo in aula. No; il partito
dell’amore per il tricolore (un po’ fascista) e dell’odio verso lo straniero. No;
il partito dell’accordo con Berlusconi criocongelato e con l’incinta Meloni
(che tanto piace al sinitro Vecchioni) e delle ruspe come strumento di
sterminio di massa. No; o forse sì. Confondersi con questi patriottici
secessionisti è un attimo. Ma torniamo a noi e a quel malaugurato tesoriere che
aveva inavvertitamente ottenuto qualcosa come quaranta milioni di euro inavvertitamente
dai fondi riservati inavvertitamente al finanziamento pubblico ai partiti. Quegli
spicci che noi tutti, ogni tanto, forniamo ai nostri rappresentanti casti
e puri affinché la democrazia non diventi plutocrazia. Peccato che poi quegli
spicci finirono, attraverso un arzigogolato passamano in stile “Fiera dell’Est”
che coinvolse anche Mauro, Calderoli e Sperone, nelle mani dell’inavvertitamente
fondatore espertodigestaccimaleducatissimi Umberto Bossi che,
colto con le mani nel’impasto di una bellissima villa in marzapane, fu
costretto a dimettersi dal suo ruolo storico all’interno del Carroccio.
Ma quello
fu un errore. Chi doveva pagare ha pagato (così dicono) e la Lega
Lombardoveneta, dopo una fisiologica flessione dei consensi, è tornata più
forte di prima e ha cominciato a macinare consensi scontenti anche nella zona
del Maghreb.
E poi ci siamo ricascati, la storia si ripete. Tutti
avevamo ormai rimosso gli involontari misfatti dei fantastici quattro e ci curavamo solo di unioni civili, canguri e voltagabbana, quando riecco
gli insospettabili del misfatto. Alcuni giorni fa, un’indagine della procura di
Monza ha portato all’arresto di ventun indagati con l’accusa di essere parte di
un sistema mafioso di tangenti, riciclaggio di denaro sporco e appalti truccati
Motorini truccati
Che scippano donne truccate
Il visagista delle dive
È truccatissimo.
Uno dei maggiori responsabili di questo losco sistema
odontoiatrico sarebbe appunto Fabio Rizzi, fidato consigliere dello stesso legalissimo
Maroni, presidente della regione Lombardia, che a sua volta era momentaneamente
succeduto al meno legalissimo Bossi nel tentativo di ricostruire una facciata
sgretolata e porosa. Il suddetto consigliere lombardo avrebbe, secondo le
ipotesi, reso possibile il dirottamento di alcune gare d’appalto a favore delle
stesse aziende. Addentrarmi oltre in dettagli tecnico-burocratici reperibili su
qualunque quotidiano online sarebbe sterile e infruttuoso. Ciò che mi preme
maggiormente è concentrarmi sulla legalità ormai evidentemente compromessa di
questo gruppo politico, o forse no. Personalmente non metto in dubbio che il
leader supremo Matteo Salvini sia un persona retta e corretta ("bat-tutaccia" - per dirla in maniera Fiorita). Non metto in
dubbio che la maggior parte dei membri della Lega abbia costantemente operato
nel buon senso di un’opinabile opinione personale e ristretta, mutata col tempo
in pensiero salvifico delle masse. Non metto in dubbio che molti sostenitori
dell’evoluto nord fondino la propria moralità sulla legalità, sulla sacralità
dello stato e sull’importanza fondamentale del rispetto della costituzione. Non metto in dubbio nulla di tutto ciò. E allora chi ha sbagliato? Chi ha frodato la
stato al fine di arricchire una piccola minoranza a spese del popolo? Chi ha
aggirato le leggi cadendo in fallo? Rizzi (o chi per lui), Bossi, Belsito,
Mauro. Persone da cui Matteo, scacciando con violenza il modello berlusconiano,
prende immediatamente le distanze. Singoli individui che, a detta del
segretario, non rappresentano in alcun modo il modus operandi, l’ideologia e la
moralità del partito. Un partito unito che nelle difficoltà si spacca, dunque,
e comincia a ragionare individualmente.
A questo punto le strade sono due: da
una parte il riconoscimento di responsabilità oggettive del presidente della
regione Lombardia Maroni perché diretto superiore del burattinaio e quindi il coinvolgimento della Lega come partito intero, dall’altra il riconoscimento
della singolarità di tal Rizzo. La strada che verrà presa sarà senza dubbio la
seconda, e ciò potrebbe anche non essere un incongruenza, se noi non
ragionassimo con ottusa logica leghista; ma oggi ragioniamo con ottusa logica
leghista e l’incongruenza resta. L’incongruenza nasce dall’atteggiamento che un
partito, o un gruppo di persone, ha in relazione ad una diversa minoranza. Nasce
dalla generalizzazione che tutti i giorni viene compiuta dai media e dai
politici, da quelli che teoricamente dovrebbero salvaguardare la moralità di un
popolo e che dovrebbero rispondere in maniera opposta alla tendenza, spegnendo
le fiamme e scintillando nel buio dell’ignoranza mediatica. L’incongruenza è
frutto di un lavoro partitico che da decenni discrimina a prescindere,
generalizzando il prossimo e sfruttando la singolarità nell’opera mediatica più
becera, fondata sulla repressione, sull’odio e sulla disumanità a cui ci stiamo
abituando troppo facilmente. Se quindi ormai siamo convinti che gli Albanesi
delinquono e non si lavano abbastanza, i Rom rubano il rame, i Meridionali nonlavorano e se lo fanno è solo per togliere il posto a qualcuno del Nord e i
neri stuprano e amano farsi mantenere da noi Italiani, popolo di santi ed eroi
(comunque gente perbene), allora dobbiamo anche dare per vero che i leghisti
sono delinquenti, immorali, fuorilegge. Rubano soldi agli italiani perbene e
guadagnano alle spalle dei malati. Ma tutto ciò è falso e non
rappresenta il mio mondo. il quadro d’odio dipinto da Salvini e soci con pennarelli
verde d’invidia non rappresenta il mondo per come esso è in realtà: un posto in
cui il male non sovrasta mai il bene, mai del tutto.
Cari leghisti, se volete che quindi i membri del vostro
grande Carroccio comincino ad essere pesati singolarmente per le loro azioni,
espressioni, opinioni, mancate votazioni del DDL Cirinnà, iniziate a trattare
voi il diverso, l’estraneo immediatamente incompatibile con il vostro universo
perfetto, retto dalla legalità, come una persona a sé stante, come un individuo
unico ed inimitabile, come un Rom che non ha mai visto un filo di rame, come un
cinese defunto a cui viene fatto un funerale, come un immigrato clandestino che
è qui solo di passaggio e mai penserebbe di condividere un tricolore con
folkloristici individui come Matteo Salvini, o come quel tale che pensava il
mondo fosse un bel posto e invece era nato in Siria.
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