Eccoci arrivati alla seconda parte dell’appuntamento più
atteso dell’anno per i lettori di Insidemad, la temibilissima flop 5 dei film
più ignobili dell’anno solare appena trascorso. Vi ricordo che in molti casi ci
troviamo di fronte ad una qualità palesemente scadente, in altri invece è stato
il mio gusto personale a decidere le sorti della classifica. Per questo motivo,
se vi trovate in disaccordo con quanto scritto, o apprezzate l’orrido, e il
problema è vostro, o semplicemente abbiamo gusti differenti, e il problema non
sussiste.
Cominciamo con una menzione d’onore: Valerian, la città dei mille pianeti, film di Luc Besson che
aspettavo con una certa trepidazione per le premesse che avevano anticipato il
rilascio del titolo. L’opera è anticipata da un’introduzione spettacolare, alla
quale però non segue uno sviluppo degno. Se dal punto di vista degli effetti
speciali Valerian segna un altro standard
qualitativo per le opere fantasy, la scrittura dei personaggi e dell’intreccio rasenta
l’imbarazzante. Nulla va per il verso giusto e la noia sopraggiunge troppo
presto. Senza patos, senza trasporto, senza spirito d’avventura. Mero esercizio
di stile per un autore in declino.
E qui voi direte: “Ma ci hai appena parlato di un sesto
film, quindi questa diventa una flop 6?”
Sì, in realtà la menzione d’onore serviva a nascondere
una flop 6. E no, questa resta una flop 5. Sono ossessionato dall’ordine, sono
ossessionato dai multipli di 5.
5 - La torre nera
di Nikolaj Arcel
Peggio di Valerian
ha saputo fare la prima trasposizione cinematografica della storica saga di
Stephen King, La torre nera. Un film per
riassumere un epopea di otto corposi volumi. L’opera del regista danese non
centra la messa in scena, non azzecca i personaggi e non segue uno sviluppo
degno di nota. La produzione ha deciso di puntare tutta la campagna marketing
sui due volti di punta, Idris Elba e Matthew MacConaughey, dimenticandosi di
porre le basi per una degna trasposizione, ripescando nell’immaginario dei film
d’avventura per ragazzi anni ’90 per riempire delle evidenti mancanze
strutturale. Alla fine il film si riduce ad una scorribanda dimenticabile di un
bambino problematico e del suo amico pistolero.
È uno dei pochi casi in cui ho desiderato che un film
venisse esteso per farne un franchise, aprendo così ad uno sviluppo più
complesso dei personaggi e di una trama troppo banale per essere vera nel 2017.
E invece la storia del piccolo Jake si conclude dopo appena 90 minuti, senza
nessun tipo di guizzo. Se fosse durata mezz’ora in meno nessuno se ne sarebbe
accorto. Alcuni elementi della saga letteraria balzano all’occhio per la loro
originalità, come le figure dei pistoleri, ma la materia madre è stata
ammattita a tal punto da risultare fastidiosa, quando con la stessa si
sarebbe potuta realizzare una saga quantomeno degna e rispettosa dell’opera di
partenza.
Il finale poi è da pelle d’oca, uno dei peggiori mai
realizzati negli ultimi anni, superato solamente da un altro film presente in
questa classifica. La semplicità con cui vengono risolte alcune dinamiche è
imbarazzante, un insulto all’intelligenza.
4 - La cura dal
benessere di Gore Verbinski
Adoro Gore Verbinski per come ha trattato la materia
piratesca nella prima trilogia di Pirati
dei Caraibi, per quel capolavoro d’animazione che è Rango e per il remake di The
Ring, che ha portato un certo horror orientale nelle produzione
statunitensi. Adoro Gore Verbiski per la prima parte de La cura dal benessere, curata, meticolosa, ansiogena, a tratti
meravigliosa. Odio Gore Verbinski per la seconda parte de La cura dal benessere. Il film precipita improvvisamente nel trash
gratuito. La regia e la messa in scena risentono di questo calo generale
abbassando il loro livello qualitativo e il finale raggiunge vette di squallore
inimmaginabili che gettano alle ortiche quanto di ottimo fatto in precedenza.
Scorsese lascia il posto al peggior Uwe Boll e una visione perfetta diventa
presto un incubo dal quale è impossibile uscire se non strappando il biglietto
e scappando dalla sala.
La cura dal
benessere è la dimostrazione che egregie doti registiche non possono nulla
se non supportate da una sceneggiatura all’altezza.
Per approfondire: La cura dal benessere - salvare il salvabile?
3 - King Arthur - il potere della spada di Guy Ritchie
Guy Ritchie ritenta la magia di Sherlock, ma fallisce
miseramente, dando vita ad un prodotto mediocre in cui il tipico montaggio dell’autore
britannico mal si sposa con una messa in scena videoludica, il tutto condito
da una trama inconsistente e piena zeppa di buchi narrativi. Gli schemi
attraverso i quali Ritchie tenta il recupero dell’epica cavalleresca sono i
medesimi dell’operazione Sherlock Holmes: musiche, irriverenza, temporalità
sconnesse. Stavolta però la fase di scrittura non ha saputo cogliere l’anima
delle opere di riferimento e il risultato è stato un vuoto di emozioni carico
di riferimenti persi nel nulla. I personaggi non reggono l’impostazione del
regista e la trama passa presto in secondo piano. Poche sequenze riuscite aumentano il
rammarico per quella che Guy Ritchie aveva pensato come un’esalogia e invece si
limiterà a questo sconclusionato primo capitolo. Non vedremo mai Merlino, non vivremo
mai la storia d’amore tra Artù e “la maga” (personaggio tanto misterioso da non
avere un nome).
L’immenso Guy Ritchie di Snatch è stato in grado di
confezionare un film in cui il cinema non c'è.
Per approfondire: King Arthur e il mese delle delusioni
2 - Pirati dei
Caraibi - La vendetta di Salazar di Joachim Ronning e Espen Sandberg
Altra enorme delusione. Da amante della prima trilogia mi
sono lasciato sedurre da due buoni trailer, e sono finito abbandonato su una
spiaggia. Il quinto capitolo della saga dei Pirati Disney non coglie il motivo
per il quale i fan di vecchia data avevano amato e ancora osannano la prima
trilogia: l’avventura, la voglia di scoprire sempre cose nuove. Dei precedenti
capitoli sembra essere rimasta solo la ricerca della risata facile che, portata
allo stremo, ha finito per fagocitare anche la trama. Personaggi storici
tornano sullo schermo senza le caratteristiche psicologiche che li avevano resi
grandi; i nuovi protagonisti invece non reggono il confronto con la precedente
generazione e, senza le giuste basi, finiscono per scivolare nel calderone
della mediocrità nonostante buone premesse.
La trama dimostra di avere degli spunti discreti, come il
flashback del giovane Jack Sparrow, persi in un vortice che gira su se stesso e
disperde tutta l’energia di una saga molto fisica. L’obiettivo di andare dal punto A al punto B per ottenere un certo oggetto finisce per essere un pretesto
per mandare avanti una narrazione povera, confusa e poco contestualizzata nella
mitologia della saga. Mancano epicità, esplorazione, meraviglia, intrigo e la
naturale comicità alla quale eravamo abituati. Ha ancora senso sperare nel
sesto capitolo?
1 - Justice League
di Zack Snyder
Non sarà il film peggiore dell’anno, ma è quello che mi
ha fatto uscire dalla sala più infastidito, scontento. Il mio rapporto con il
genere supereroistico non è più un mistero, e questo ha influenzato certamente
la decisione di mettere al primo posto questo fallimento annunciato, però è
innegabile che Justice league rappresenti il mediocre livellamento verso il
basso del cinema d’intrattenimento americano. La copia mal riuscita di un film
già vecchio anni fa che tenta di rilanciare quattro ragazzi poco carismatici
nella corsa ai coloratissimi ed inutili eroi Marvel. Comicità spicciola,
prevedibilità infinita e tante, troppe situazioni che sanno di già visto. L’opera
di Snyder/Whedon non è ciò di cui il cinema ha bisogno, semplicemente perché il
cinema non alberga lì. Se il cinema è la realizzazione visiva di un’idea,
Justice League tenta il colpaccio gobbo con qualche spunto recuperato in giro e
pochissima verve. Semplicemente non c’è l’idea dietro questo film,
semplicemente non c’è il cinema. E chi va in sala per immergersi in un’altra
realtà, per sognare, per emozionarsi, per vivere la vita di qualcun altro, non
potrà che disprezzare questo fondo bucato dell’intrattenimento contemporaneo.
Basta.
Per approfondire: Justice League - per andare dove dobbiamo andare
Finisce così un anno ricolmo di delusioni, prodotti nati male e finiti
peggio. Franchise pronti al rilancio e sprofondati nell’abisso. E quindi alla
fine siamo riusciti a punire ancora il buon vecchio Snyder, ancora i film coi i
supereroi. Chiamami scemo, chiamami anplagghed, ma sono fatto così.
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