Stavate parlando di me? So di esservi mancato, ma l’ultimo
mese è stato particolarmente impegnativo: prima Natale in Islanda con Massimo
Boldi e Christian De Sica, poi il capodanno coi parenti e - per finire -
“l’esame più difficile della triennale”. Che è tre anni che ogni esame dico a
casa che è il più difficile della triennale e ogni volta torno trionfante che
manco l’Italia al Circo Massimo dopo il mondiale 2006.
Detto questo però ho anche vissuto in questi giorni
saturi. Ho visto, ascoltato, letto, ho fatto cose, visto gente. Riprendiamo da
dove avevamo lascito con due parole per ogni argomento perduto in questo casalingo gennaio.
Malgioglio
Il 2016 è stato l’anno delle morti illustri. Arte,
spettacolo, cinema, musica. Abbiamo pianto tutti.
Il 2017 è stato l’anno del revisionismo storico su
Malgioglio.
Sai che un 2018 come il 2016 non sarebbe male.
La fine di Woody Allen
Parliamo chiaro: qui si tratta di avere fiducia nel
sistema giudiziario. La cosa va ad un grado più profondo rispetto al polverone
social-mediatico alzato dallo scandalo molestie ad Hollywoo. Dylan Allen,
figlia di Woody e Mia Farrow, torna sul caso delle presunte molestie subite da
arte del padre. Colin Firth dichiara che non lavorerà più con il regista, e a
lui si accoda una serie di interpreti vicini al movimento di sostegno alle
vittime di abusi in ambito cinematografico. L’ondata di indignazione si allarga
e viene diffusa una voce per la quale il prossimo film di Allen, A rainy day in
New York, sarebbe a rischio e Amazon Studios, produttore dell’opera, potrebbe decidere
in extremis di distribuire la pellicola solamente attraverso la sua piattaforma
streaming. La fine di Woody Allen.
Ora, cancellata completamente la presunzione d’innocenza,
la grande differenza tra Spacey e Allen è che il primo ha ammesso alcuni atti
compiuti e si appresta ad affrontare le conseguenza anche penali dei suoi
comportamenti, Allen invece ha già subìto un processo per le accuse di molestie
sulla figlia nel ’92, ed è stato
scagionato da ogni accusa. La faccenda è certamente più complessa e andrebbe
approfondita in altra sede, ma dobbiamo accettare il giudizio della corte,
quando eccezionalmente queste vicende da salotto televisivo riescono ad avere
giustizia. Che poi Allen sia una persona con dei disturbi, che poi egli abbia
sposato la figlia adottiva di Mia Farrow, questo è innegabile. Ma è anche vero
che Allen, il genio complesso, è questo e quello, nel bene e nel male. E la
totalità della sua persona che, filtrata da una lente psicanalitica,
contribuisce a produrre l’arte. Non possiamo fingere che alcune controversie
fossero mute fino alla scorsa settimana, non possiamo porci al di sopra della
giustizia, dall’alto della nostra pagina facebook.
Tutti i soldi del mondo
Oh, tutto bellissimo. Però ti fanno appassionare ad una
storia che termina in una maniera differente. Jean Paul Getty non muore nel momento in cui ritrovano il
nipote e soprattutto il nipote, otto anni dopo il rilascio, è rimasto cieco e
paralizzato per un mix letale di alcool e stupefacenti.
La storia mantiene ancora il suo appeal, ma il fatto che
non si tratti della trattativa per il salvataggio di Nelson Mandela riduce un
po’ la portata della storia. Cioè, dai.
Quando sono andato a vedere Tre manifesti a Ebbing,
Missouri
Sono arrivato 5 minuti in ritardo e la cassiera non mi ha
fatto entrare a film iniziato. Alla fine abbiamo visto Ella e John, di Paolo
Compagno Virzì. Vedibile, qualche lacrimuccia facile, ma non imperdibile.
Quando ho visto Tre manifesti a Ebbing, Missuri
Poi “sono andato finalmente a vedere” sti Tre manifesti.
Che dire? Parliamone presto. Appena capisco se il finale mi è piaciuto o mi
abbia rovinato il film.
Labadessa e l'app per lo stupro
A proposito di scandali sessuali, non potevamo farci
mancare la polemica montata in pochi minuti su un post imbarazzante di Mattia
Labadessa - quello degli uccelli - che si è prontamente scusato e ha cercato di rimediare al suo errore, probabilmente rendendo la
situazione ancora più pesante.
Il post in questione voleva ironizzare sulla tecnologia
che invade il quotidiano ed è passato per una normalizzazione dello stupro. Bene
così. Il fumettista ha sbagliato? Sì e si è anche scusato. Ma si è assunto la
responsabilità delle sue parole dopo che esse sono uscite vertiginosamente dal
contesto della pagina facebook? Nì. Questo è il punto meno chiaro: da una parte
l’autore ammette l’errore, dall’altra la rimette sul piano dell’ironia
incompresa. In questo modo toglie il sottotesto di una battuta uscita malissimo
per lasciare il personaggio, che non ammette responsabilità.
Gene Gnocchi, un signore
Un signore che invece si assume la responsabilità delle
sue parole è Gene Gnocchi. Signore della comicità e dello spettacolo.
Personaggio necessario nel panorama italiano.
Stavolta lo scandalo è scoppiato per una battuta sul
maiale di Roma che tirava in ballo Claretta Petacci. FN, Casapound, Giorgia
Meloni. Discussioni da salotto per una pizzicata satirica non indifferente. Un
colpo che a parti invertite mi avrebbe comunque divertito, perché è pungente, è
intelligente, non ha paura di sporcarsi. Questa è la satira. Quella dei
vignettisti di Charlie Hebdo che avete difeso a spada tratta.
Non è satira quella di Maurizio Battista, che dal basso
della sua dissacrante comicità di pancia accusa Gene Gnocchi di essere alla
frutta, di doversi scusare. Parole molte gentili e non richieste. Quella di
Battista non è satira, è cattivo gusto.
Piton
Per dire, no, che anche Piton dava del maiale al padre di
Harry. Morto male pure lui. Porello.
Però a Piton non gli date addosso. Codardi.
Cosmo
L’ultima festa non era l’ultima e Cosmo ci invita ad
un’altra festa, meno chic, meno sofisticata, meno introspettiva e più vitale.
Coinvolgimento puro. Il live quest’anno è d’obbligo.
Calcutta in Arena
Riuscirà l’artista indie per eccellenza a portare il
disagio nell’Arena o si lascerà imborghesire?
Parliamo di noi
Siamo arrivati a quasi tre anni di articoli. 350
articoli. Recensioni, pareri non richiesti, attualità, cinema, musica, satira,
poesie, racconti, classifiche. Abbiamo fatto tanto e ancora tanto c’è da fare.
InsideMAD era nato come un’esigenza personale e nel tempo si è evoluto verso un
progetto tra amici, ma la vita a volte richiede che le attenzioni siano
concentrate tutte su poche situazioni e l’esperienza di gruppo è andata via via
scemando. Ho voglia di tornare a sentire altre voci, ma stavolta qualcosa di
esotico, di inatteso. Adesso voglio sentire la vostra voce, per questo motivo
ho deciso di aprire a tutti voi la possibilità di dire la vostra. Basta un interesse,
una visione, un’opinione per entrare a far parte del nuovo staff di InsideMAD.
PER CHIEDERE INFORMAZIONI E AVERE UN CONFRONTO VI INVITO
A CONTATTARMI SULLA MIA MAIL PERSONALE: santoromattia95@gmail.com
SPOILER
Il finale di Tre manifesti mi è piaciuto. Cominciamo a
stilare la top 10 2018.